: Introduzione al modellismo |
Inviato da Plamod il 17/7/2004 10:55:48 (11282 letture)
| Questi appunti, sono dedicati, a chi vuole avvicinarsi al modellismo statico; non hanno la pretesa di voler costituire una “guida” nel vero senso della parola, si prefiggono però lo scopo di aiutare i neofiti ad orientarsi nella scelta dei modelli, dei soggetti, delle scale di riproduzione, degli attrezzi, degli accessori, dei prodotti e delle tecniche di lavorazione, in un mondo veramente vasto e variegato che, il più delle volte, scoraggia anche chi si arma delle migliori intenzioni. | Sono necessari dei prerequisiti? Direi di si, almeno quattro: - concentrazione
- calma
- pazienza
- un posto dove lavorare
Il resto lo fa il modellista lavorando, accumulando esperienza e confrontandosi con altri “colleghi” modellisti. Quest'ultimo aspetto, almeno all’inizio, è di fondamentale importanza per chi comincia perché l’apporto di un modellista esperto è determinante per non iniziare con il passo sbagliato e buttare denaro inutilmente. Per cui forza e coraggio che si comincia. In questa chiaccherata affronteremo i seguenti temi: - Modellismo plastico/Modellismo statico
- I soggetti e la riduzione in scala
- Le case costruttrici
- Il modello da scegliere
- La documentazione
- L'attrezzatura
- Vernici e verniciatura: concetti e tecniche di base
- I pennelli
- Colori e tecniche di schiarimento/scurimento
- Gli aerografi
- Vernici e verniciatura: tecniche avanzate
- Decalcomanie
- Internet, i siti di modellismo e gli acquisti online
- Conclusioni
1. | Modellismo plastico/Modellsimo statico | | Questo settore, ha avuto un notevole sviluppo a partire dalla fine della seconda guerra mondiale.Infatti, in seguito alla scoperta di materiali plastici derivati dal petrolio e, soprattutto, all’invenzione dello stampaggio in pressofusione, è potuta divenire realtà la riproduzione a costi molto contenuti, di dettagli di kit veramente piccoli, riassemblabili in seguito grazie a colle speciali. L’attività hobbistica ha preso piede un po’ in tutto il mondo a partire dal Giappone, dagli Stati Uniti e dal Nord Europa. Con lo sviluppo dei materiali e delle tecnologie di produzione si è arrivati ad oggi dove, in molti casi, l’autocostruzione in legno può tranquillamente essere affiancata da quella in polistirene ed in resina.Non solo, ma un moderno kit in plastica o resina, consente a chiunque disponga di una buona manualità, di ottenere delle riproduzioni in scala di un realismo eccezionale. Per quanto riguarda i modelli in resina occorre fare un discorso a parte; la resina rende molto meglio i dettagli ma tuttavia presenta diversi lati negativi quali: - i modelli in resina costano cari
- occorre usare colle cianoacriliche altrimenti le parti non si attaccano
- la resina si consuma molto più rapidamente sotto i colpi della lima e della carta abrasiva
- occorre fare attenzione a staccare i pezzi dall’albero di colata perché questo materiale sembra elastico, invece tende a spezzarsi con una certa facilità
- è indispensabile lavorare con la mascherina perché la polvere di resina, che si produce per effetto della carteggiatura, è estremamente tossica e pericolosa ed al termine del lavoro, prima di togliersi la mascherina, occorre raccogliere tutta la polvere e gettarla via
Sempre a proposito di resina, le Foto 1 e 2 qui a lato mostrano rispettivamente un modello interamente realizzato in resina del Fiat G.55 (prodotto da Italian Kits in scala1/48) ed un set di dettaglio, sempre in resina, che riproduce gli scarichi di un Phantom (per la precisione destinato al kit Hasegawa in 1/48). Allora! Neofiti curiosi vi ho scoraggiato abbastanza? Modellismo statico vuol dire che i nostri modelli sono immobili, in bella mostra in una bacheca o una vetrina, illuminati in modo opportuno cioè con luce diffusa, mai diretta e soprattutto mai alogena. Le lampade alogene scaldano troppo e se il modello è troppo vicino ad esse e la luce accesa per lungo tempo, rischiate di ritrovare un ammasso informe di plastica e decals. Le alogene poi falsano i colori (il loro spettro cromatico si avvicina all’ultravioletto); ergo questo tipo di lampada deve essere scartata a priori. Consiglio fortemente le vetrine retro illuminate e le lampade ad incandescenza di potenza non superiore ai 40 W e possibilmente opalescenti. | Foto 1: Fiat G.55 in resina
Foto 2: Scarichi in resina | 2. | I soggetti e la riduzione in scala | | In teoria qualunque cosa può essere soggetta a riproduzione modellistica; ricordiamoci che le imprese di costruzione, le case automobilistiche e motociclistiche, le aziende del settore aeronautico, quelle del settore navale, gli studi di architettura fanno ricorso a modelli in scala di impianti industriali, strade, ponti, strutture abitative, aree industriali, chiese ,auto , moto, aerei, navi e quant’altro per i test e per avere un’idea pratica di ciò che realizzeranno in dimensioni naturali. Noi modellisti ci accontentiamo (per nostra soddisfazione e piacere), di riprodurre da scatole di montaggio, tutta una serie di soggetti che scegliamo per interesse e/o gusto personale. Tra le categorie di soggetti possiamo indicare: - Aerei (militari e civili)
- Elicotteri (militari e civili)
- Astronavi (Fantascienza ma anche stazione spaziale orbitante MIR e Space Shuttle)
- Navi (da guerra, transatlantici e motoscafi)
- Mezzi civili (auto, moto, camion e rimorchi, trattori, locomotori, vagoni ecc.)
- Mezzi militari (carri armati, camion, autoblindo, jeep, artiglierie ecc.)
- Figurini (militari di tutte le epoche, fantasy, fantascienza, sexy ecc.)
- Diorami (ricostruzione di una scena)
In alcuni casi è possibile scendere in ulteriori sotto-categorie che però esulano dallo scopo della presente introduzione al modellismo. Abbiamo accennato all’inizio della presente sezione al concetto di “modelli in scala”; cosa vuol dire ? Per “scala” s’intende il rapporto di riduzione ovvero il numero per il quale si deve dividere l’unità di misura lineare per ottenere la grandezza nel suo valore “ridotto in scala”. E’ indicato come una frazione avente per numeratore sempre il valore uno “1” e per denominatore il valore con il quale operare la divisione (divisore). Esempio: se un aereo è in scala 1/72 vuol dire che un centimetro sul modello corrisponde a 72 cm sul velivolo reale (detto modello in scala 1/1). Per cui se un Republic A-10 Thunderbolt II (o Warthog) in scala 1/1 è lungo metri 16,16 ed ha un’apertura alare di metri 17,42: - in scala 1/72 sarà lungo :1616 cm / 72 = 22,44 cm ed avrà un’ apertura alare di 1742 cm / 72 = 24,19 cm
- in scala 1/32 sarà lungo :1616 cm / 32 = 50,50 cm ed avrà un’ apertura alare di 1742 cm / 32 = 54,43 cm
Pertanto la scelta della scala di un modello dipenderà anche dallo spazio che gli possiamo dedicare in casa, senza far uscire la nostra famiglia. Le scale dipendono in buona parte dal tipo di soggetto, navi, aerei, figurini, auto, moto ecc. ecc, dalle sue dimensioni reali e dalle scelte dell’azienda produttrice; più è grande in realtà più aumenta il rapporto di riduzione ad esempio la nave da battaglia Bismarck in scala 1/350 viene lunga circa 72 cm (ed è già un bell’ingombro) ma farla in scala 1/100 viene lunga circa 2 mt e 60 cm!!! La tabella che segue riporta le scale più diffuse a seconda di soggetti riprodotti. Aerei militari | | Aerei civili | 1/24, 1/32, 1/48, /72, 1/144 | | 1/200 | Grandi navi militari e transatlantici | | Piccole navi militari e modelli a vela | 1/700, 1/570, 1/550, 1/500, 1/450, 1/400, 1/375, 1/350 | | 1/200, 1/150, 1/160, 1/150, 1/144, 1/96, 1/60 | Elicotteri | | Automobili | 1/48, 1/72 | | 1/8, 1/12, 1/20, 1/24, 1/32 | Motociclette | | Camion e rimorchi | 1/6, 1/8, 1/9, 1/12 | | 1/24, 1/25 | Mezzi militari (carri, jeep, camion, ecc.) | | Figurini | 1/9, 1/16, 1/35, 1/48, 1/72 | | 1/32, 1/35, 1/72 o in mm 30, 54, 90, 120, 150 | Naturalmente, per soggetti particolari, ci sono anche scale particolari che non sono diffuse e che rimangono casi a sé stanti. | Foto 3: due kit in scatola
Foto 4: altri kit in scatola | 3. | Le case produttrici | | All’inizio erano poche e di nazionalità Giapponese e Americana; poi hanno iniziato a nascere aziende anche in Europa. Ora, con la nascita dei kit di miglioria in resina e con lo sviluppo delle fotoincisioni in metallo, le case che producono modelli, accessori, prodotti ed attrezzature per il modellismo si sono moltiplicate a dismisura in tutto il mondo. Tra le principali annoveriamo Tamiya, Hasegawa, Academy, Trumpeter, Revell, Monogram, Italeri, Heller, MPM, Azur, Classic Airframes, Airfix, Accurate Miniatures, Dragon, Eduard, Fujimi, Gavia, Fonderie Miniature, Hobbycraft, Roden, AMTech, Octopus, Pavla, Zvezda, Ali Italiane, Choroszy Modelbud, Cunarmodel, Special Hobby, Verlinden, Aires, Neomega, Tauromodels, Eagle Strike e tantissime altre che producono materiale per modellismo tutte con un livello produttivo veramente eccellente. Come già accennato appare chiaro che ad un neofita, all’inizio, serve un modellista esperto di supporto non solo per apprendere le tecniche di lavorazione ed i “trucchetti del mestiere” ma anche per districarsi dal labirinto di produttori e prodotti. | Foto 5: set abitacolo in resina | 4. | Il modello da scegliere | | Tanto per iniziare evitiamo di comprare modelli troppo costosi; quelli che appartengono a questa categoria sono ricchi di particolari, richiedono esperienza nel montaggio e nella verniciatura e se poi il modello dovesse venire male potremmo rammaricarci del denaro speso. Alcune case produttrici (Airfix e Revell), riportano sulla scatola il livello di esperienza necessario per portare a compimento “l’opera” ottenendo un buon risultato finale. Il livello di esperienza solitamente è indicato con un valore numerico che va da 1 (BEGINNER) al livello 4/5 (ADVANCED); quindi per il primo kit sarebbe bene accontentarsi di un livello “1”. Se prendiamo come riferimento il kit di un aereo personalmente consiglierei di non prendere una scala troppo ridotta; un 1/48 tanto per cominciare può andare bene. Le già citate Airfix e Revell offrono una buona scelta per questa scala e per il livello di esperienza richiesto, ma anche l’ Italeri offre un buon prodotto a prezzi contenuti. | Foto 6: kit in plastica | 5. | La documentazione | | Non deve essere sottovalutata per realizzare un buon modello anzi… Possiamo dire che è l’attrezzo più importante di questo hobby; esistono librerie specializzate che offrono una quantità veramente vasta di libri, photo file e riviste dai quali è possibile trarre tutte le informazioni, e soprattutto, le immagini che ci servono per riprodurre dettagli che a prima vista ci sfuggirebbero. Internet è diventata una fonte incredibile di informazioni per il modellista; è possibile trovare di tutto; qualche ora di navigazione e si può avere quanto basta per risolvere i nostri problemi modellistici. Con la documentazione è bene non esagerare sia per motivi di costo, ( i migliori testi e photo file hanno costi non indifferenti) sia per non ritrovarsi con le idee confuse. Tanto per fare nomi le pubblicazioni “LOCK ON” della Verlinden, le collane Aero Detail e Modeller’s eyes, la collana Ali d’Italia sono alcuni esempi di photo file (in questo caso aeronautici) e di libri di eccellente qualità sia modellistica che storica. | Foto 7: la documentazione | 6. | L'attrezzatura | | Lime Un acquisto consigliato è quello di un cofanetto che contiene un set di impugnature e di lame intercambiabili. Queste ultime non sono riaffilabili, ma non vanno gettate perché possono essere usate per stendere dello stucco. Come attrezzatura di base può bastare una tronchese a taglio laterale e un cutter che servono per staccare i pezzi dal telaio, un paio di forbici sottili, una pinzetta, una piccola morsa con le ganasce rivestite di gomma (per non rigare la plastica), un mandrino manuale con ganasce che chiudono a 0 utilissimo per fare fori a partire da 0,3 mm fino a 1,5 mm, un robot, elastici, pinzette da bucato, piccoli contenitori per riporre parti pre-assemblate e/o pre-verniciate. Un buon acquisto, anche se costoso, può essere quello di un trapano elettrico per modellismo alimentato a 220V ; quelli a 12V hanno una potenza troppo bassa per poter essere effettivamente utili in tutte le situazioni. Unitamente al trapano è fortemente consigliato un regolatore di tensione altrimenti l’alta velocità di rotazione potrebbe bruciare la plastica. Se avete un amico dentista fatevi regalare una spatola per stendere lo stucco e magari un bisturi per tagli di precisione. Col tempo le esigenze aumentano; avere l’attrezzatura diviene un virus contagioso ben diffuso tra i modellisti; ve ne accorgerete da soli. Fondamentale è la carta vetrata. Le carte abrasive per modellismo sono simili a quelle utilizzate dai carrozzieri, cioè lavorano bene quando sono umide. La grana che sceglieremo parte da 1000 e arriva fino a 2000 per tutti i lavori di fino; comunque un foglio di 600 ed uno di 800 non guasta. Queste grane le utilizzeremo per i lavori di sgrossatura iniziale. E’ difficile trovare presso le ferramenta e i supermercati del fai da te carte di finezza superiore a 1000 per cui, per le grane più fini, ci riforniremo in un negozio di modellismo dove potremo trovare in commercio delle buste Tamiya comprendenti due fogli 1000, due 1200 due 1500 e due 2000. Esistono carte vetrate di grana ancora più fine ma servono per lavori molto particolari. Le carte abrasive non “dovrebbero” essere usate a secco, infatti, dopo due o tre passate, saranno fuori uso, impastate di colore o di polvere di plastica. La carteggiatura su parti stuccate e/o verniciate deve essere effettuata solo quando la vernice e/o lo stucco sono completamente asciutti.La carta abrasiva usata, anche se consumata, tornerà ancora utile in quanto più si usa, (a umido) più la sua grana diventa sottile e lavora di fino. Quando carteggio tengo sempre accanto a me un contenitore in plastica con dell’acqua leggermente saponata; l’acqua leggermente saponata diminuisce un po’ il potere di abrasione della carta, ma dopo la carteggiatura guardate il risultato. Se quest’ultimo é soddisfacente, lavate il pezzo in acqua tiepida per eliminare tutte le tracce di sapone. Sono stati realizzati dei tamponi abrasivi di varia grana (SBM) molto comodi da utilizzare e che possono fare le veci della carta vetrata. Colle Esistono in commercio colle di tutti i tipi; abbiamo solo l’imbarazzo della scelta. E’ molto difficile trovare prodotti “insoddisfacenti” è più facile non riuscire a prendere “la mano” con una specifica colla o con un tipo di stucco e così via. Personalmente uso la colla Faller con cannula per incollaggi di precisione, la Tamiya liquida tappo verde quando devo far filtrare il prodotto in spazi ristretti, la Humbrol liquid poly per incollaggi provvisori (prove a semi-secco per verificare che i pezzi combacino), l’Humbrol Clearfix per incollare i trasparenti, il SuperAttack e la colla Eduard per le fotoincisioni (cianoacrilati). Come collante alternativo si può usare la Trielina che, fondendo la plastica, può tranquillamente essere usata come colla; da tenere presente che questo prodotto evapora rapidamente e deve essere usata con celerità; per contro incolla lentamente Per le superfici trasparenti come i tettucci degli abitacoli degli aerei o i vetri delle auto, non devono essere usate le colle cianoacriliche. Infatti, questi prodotti, durante il processo di essiccazione emettono dei vapori biancastri che velano la plastica trasparente. Le colle cianoacriliche a cui ho precedentemente accennato, incollano quasi istantaneamente qualsiasi tipo di materiale, anche le dita! Nel caso in cui vi incolliate le dita, non tentare mai di separarle forzando, rischiereste di lacerare la pelle ma inumidite le dita con alcune gocce di acetone, (nel caso di pelle screpolata non usare assolutamente l'acetone, ma solo pazienza ed acqua calda) aspettate 1 o 2 minuti prima di cominciare l’opera di distacco e qualora si riscontrasse ancora una forte resistenza, versare sulla parte ancora dell’acetone. Ad operazione compiuta lavare abbondantemente con acqua calda e sapone. Utilizzare le colle, gli acceleranti, gli stucchi in locali ben aerati, perché sono porodotti tossici e facilmente, evitate di fumare! Prima di incollare e/o verniciare i pezzi occorre lavarli sempre con acqua e detersivo liquido per piatti. Sulle parti del nostro kit è depositato un sottile strato di “distaccante” che serve a facilitare il “distacco” dei pezzi dagli stampi dopo il processo di iniezione delle plastiche negli stessi. Dato che questo prodotto è grasso, tutti i componenti di plastica devono essere tirati fuori dalla scatola e lavati. Gli acceleranti come lo Zip Kicker della Pacer (la stessa che produce lo Zap), servono per velocizzare il processo di asciugatura delle colle cianoacriliche. Se dopo lo strato di cianoacrilico si applica con uno stuzzicadenti il prodotto, si sentirà una specie di soffio e vedrete una nuvoletta biancastra; la ciano sarà secca all’istante; usate l’accelerante con discrezione e mai su superfici trasparenti in quanto essendo un potentissimo agente chimico prima di tutto tende a sciogliere le plastiche e poi rischiereste di incrinare irrimediabilmente i pezzi trasparenti. Stucco Lo stucco é utilizzato per riparare eventuali imperfezioni, eliminare la linea di giunzione della fusoliera, delle ali, mettere una toppa ai nostri errori ecc. ecc. Quello che useremo è quello per modellismo; viene venduto in tubo, in barattolo o in coppie di bastoncini (stucchi epossidici) che una volta amalgamati tra loro in parti uguali servono anche per ricostruire dei pezzi. Deve essere usato sempre in modeste quantità sia per evitare gli sprechi sia perché non serve a nulla abbondare col prodotto sul punto da stuccare; così facendo asciugherà molto lentamente e formerà delle crepe (lo stucco quando asciuga si ritira). E’ preferibile stenderne dei piccoli strati ed aspettare un poco. Se lo stucco é troppo denso, lo si può allungare con l’acetone fino a renderlo liquido. L’acetone ha la capacità di agire come accelerante durante il processo di essiccazione; dopo pochi minuti un sottile strato bello duro è pronto per essere carteggiato. La regola dell’acetone però non è valida per gli stucchi bicomponenti ma solo con i filler di Humbrol o similari di altre marche; i bicomponenti una volta induriti non c’é verso di riutilizzarli. Dopo aver avuto un rapporto conflittuale con diversi tipi di stucco ora uso abitualmente il Milliput bicomponente bianco (superfine) ed il Mr. Surfacer 1000 (liquido) della Gunze. Per quanto riguarda il Milliput non ci sono tante ricette particolari di miscelazione e quelle poche a mia conoscenza riguardano solo la diversa percentuale dei due componenti da mischiare influendo in tal modo sul tempo di indurimento dello stucco ma non modificando, se non in minimo modo, le caratteristiche di lavorabilità del prodotto. A mio avviso comunque, è preferibile unire i due componenti a 50% come indicato anche dai fogli di istruzione. Per modellarlo si possono usare delle piccole spatole di metallo. Il prodotto non sempre si attaccherà dove si vuole, per questo non ho trovato soluzioni valide se si vuole lavorare con lo stucco asciutto; con lo stucco bagnato le cose migliorano in parte, perché è vero che non si attacca agli attrezzi ma non si attacca neanche al modello quindi le cose devono essere mediate e possibilmente deve essere usata pochissima acqua, solo per bagnare la spatola. Quando penso di aver finito la modellazione, per rifinire la superficie, uso le dita bagnate (adopero sempre un guanto monouso) sfregando la superficie come con la carta abrasiva, e poi con un pennello morbido do una finitura finale sempre usando l’acqua. Cerco comunque di usare minime quantità di prodotto, cosi da non dover poi togliere troppo materiale in eccesso. E’ possibile usare il Vinavil per stuccature anche piuttosto fini; data la caratteristica di fluidità entra bene nelle fessure e le riempie; terminata l’operazione occorre rimuovere rapidamente con un panno umido l’eccesso di prodotto. Area di lavoro Tra l’attrezzatura inserirei anche l’area di lavoro; la cosa migliore è una postazione fissa ed una o più, a seconda delle necessità, mini cassettiere acquistabili anche nei supermarket del fai da te per metterci attrezzi, colle, colori ecc. Non tutti però possono disporre di una stanza o di un’ area hobby per cui una soluzione può essere quella di realizzare, con del truciolato spesso da 2 a 2,5 cm o con del compensato, un piano di circa 50x50 cm da appoggiare ad un qualsiasi altro tavolo di casa dove poter lavorare senza correre il rischio di fare danni. Questa zona sarà illuminata da una lampada a pantografo per disegnatori con una lampadina a luce azzurrata che non altera i colori. Da evitare, come già detto, le luci alogene e soprattutto quelle al neon che col loro tremolio e la loro luce biancastra affaticano gli occhi. Una lente d’ingrandimento può essere utile ma può anche dare fastidio; esistono in commercio delle lampade da tavolo con lente d’ingrandimento incorporata ma le possiamo considerare un “optional”. | Foto 8: lime
Foto 9: cutter e taglierini
Foto 10: pinzette
Foto 11: carta vetrata e tampone
Foto 12: tamponi abrasivi
Foto 13: colle
Foto 14: stucco
Foto 15: spatole
Foto 16: area di lavoro
| 7. | Vernici e verniciatura: concetti e tecniche di base | | In questa prima parte parleremo dei vari tipi di vernice che è possibile utilizzare, delle mascherature, cosa sono e a cosa servono , dei prodotti per effettuarle correttamente, dei pennelli, dei colori, degli aerografi e dei compressori. Visto che la carne al fuoco è tanta cominciamo subito. Il primo tipo di vernice con la quale mi sono imbattuto sono stati gli smalti fabbricati dalla Humbrol; sono ottimi per la gamma di colori e per il potere coprente ma hanno però il contenitore metallico, e la tossicità tipica degli smalti. Dopo aver aperto e chiuso il contenitore un po’ di volte, non è più garantita una chiusura ermetica e quando la vernice prende aria è da gettare. Quando si usano gli smalti è preferibile indossare una mascherina di tipo monouso soprattutto se vengono spruzzate ad aerografo. Quindi, come il primo consiglio, vi suggerirei di aprire delicatamente i barattoli deformando il meno possibile il tappo, di versare ciò che vi occorre in un tappo di plastica e di richiudere il barattolino. Come secondo consiglio direi che, una volta richiuso il barattolino va riposto a testa in giù; con questo accorgimento si impedisce all’aria di entrare e la vernice ha una maggior durata. Potete poi mettere una punta di colore sul fondo esterno così, una volta conservati capovolti, saprete subito qual è il colore del contenuto. Prima di usare un qualsiasi colore di qualsiasi tipo occorre agitare il contenitore per due o tre minuti e, una volta aperto, mischiare bene la vernice con uno stuzzicadenti o con un bastoncino di legno (io uso un piccolo cucchiaino destinato allo scopo); di solito il diluente galleggia ed il pigmento rimane sul fondo, quindi occorre qualche minuto per avere una vernice pronta. Ultimo consiglio : quando comprate delle vernici se l’aspetto del barattolo è polveroso vuol dire che la confezione si trova nello stesso luogo da troppo tempo e potrebbe essere avariata. Tutti i consigli dati valgono per qualsiasi tipo di vernice e contenitore. Come si vede se una vernice è avariata? Una vernice che presenta grumi, che ha la superficie gommosa e che, nonostante la miscelazione, non ha la tonalità impressa sul tappo è sicuramente da gettare. E’ possibile reperire delle tabelle di conversione colore sia tramite internet che da qualche fornitore (Lifecolor, Humbrol); se riuscite a procurarvene una sicuramente tornerà utile. Il primo colore da utilizzare è quello di fondo chiamato Primer. Serve a mettere in risalto tutti i difetti, le linee di giunzione tra due pezzi mal stuccati, piccole bolle di plastica che non sono dei rivetti bensì dei difetti di fabbricazione,ecc. Come colore di fondo si può utilizzare un grigio chiaro opaco diluito o il bianco. A tal proposito consiglio caldamente il Primer della Humbrol grigio chiaro e quello della Tamiya; quest’ultima ha in catalogo anche un primer superfine bianco assolutamente eccezionale. Il bianco è consigliato “sempre” ma soprattutto se il modello deve essere verniciato con una vernice chiara o metallizzata; se deve essere verniciato in colore bronzeo (piuttosto raro per la verità) è preferibile usare il giallo di fondo. Evitate colori di fondo troppo intensi e scuri in quanto difficili da ricoprire con vernici chiare come il rosso, il giallo, il bianco ecc.; soprattutto usate sempre l’opaco che, essendo poroso, permette un ottimo aggrappaggio al colore finale. Una volta messo il fondo non stupitevi se troverete difetti, pazienza, armatevi di olio di gomito, stucco e carta abrasiva umida. Quando avrete eliminato il difetto ripassate un leggero fondo e se siete soddisfatti verniciate definitivamente. Di vernici per modellismo (e non) ne esistono di diversi tipi; vediamo ora quelle che è più facile incontrare nel nostro settore. Di smalti né abbiamo già parlato; inoltre abbiamo anche: - Vernici sintetiche
Le più classiche. Il tempo di asciugatura è molto ridotto e offrono una buona copertura. - Vernici acriliche
Oggi vanno per la maggiore, danno degli ottimi risultati e non sono particolarmente tossiche. Le acriliche asciugano rapidamente e, a parità di densità, sono meno coprenti delle sintetiche ; se ne consiglia l’uso dandole ad aerografo, ed inoltre sono vernici diluibili con acqua o alcol puro. - Vernici poliuretaniche
Per loro natura sono sempre elastiche e le consiglio ai modellisti R/C dove le vibrazioni farebbero staccare dal modello un altro tipo di vernice. - Colori ad olio, tempere, pastelli e carboncini vari
Anche se può sembrare strano, questi tipi di colore sono usati correntemente, ma il loro uso è riservato per i procedimenti di invecchiatura, sporcatura ecc. Per esempio, con la polvere di un carboncino si simula l’annerimento della fusoliera subito dopo gli scarichi motore. Se non avete mai provato questa tecnica, fate una prova su un pezzo di plastica fino a che non sarete soddisfatti del risultato e ricordate di usare sempre pochissima polvere, a scurire ulteriormente c’è sempre tempo, mentre i disastri non aspettano mai! Tra le case fabbricanti possiamo ricordare oltre alla già citata Humbrol anche ModelMaster, Testors, Tamiya, Revell, Aero Master, Gunze/Sangyo, Alclad II, Vallejo ed altre ancora. Può capitare di dover miscelare le vernici in base al fatto che dobbiamo raggiungere un certo grado di colore che non è disponibile bello e pronto. Quando si miscelano i colori, sarebbe opportuno usare la stessa marca onde evitare spiacevoli effetti di incompatibilità tra una vernice e l’altra. Se doveste avere questa necessità, vi consiglio di mettere la tinta base in un contenitore immergere uno stuzzicadenti nel barattolino dell’altra tinta, e lascio cadere le gocce nel barattolo preparato per la miscela. Un contagocce in vetro è un ottimo strumento, ma che p… ogni volta doverlo pulire prima di utilizzarlo per un altro colore ! Lo stuzzicadenti è più pratico. Le vernici, di qualunque natura esse siano, non devono essere date assolute; la percentuale di diluizione dipende dal risultato che si vuole ottenere e dall’esperienza. Possiamo dire che mediamente la percentuale può andare da un minimo del 30% di diluente e 70% di vernice ad un massimo del 50 e 50. Le vernici acriliche della Lifecolor possono essere diluite o con il diluente della stessa casa o con acqua; personalmente uso acqua distillata per evitare che depositi di calcio possano danneggiare l’aerografo. Le vernici acriliche Gunze e Tamiya possono essere diluite anche con alcol bianco per liquori oltre che con i rispettivi diluenti. Quando si vernicia “è consigliato” partire col dare i colori chiari e poi quelli scuri ed iniziare con la superficie inferiorie e poi con la superiore (nel caso degli aerei). Fino ad ora si è parlato di “dare” la vernice: ma per toglierla ? Per sverniciare un modello dipinto con vernici a smalto (Humbrol, ecc.) il miglior sverniciatore possibile è l’olio dei freni delle automobili. Una volta trattato il modello e tolto il grosso della vernice, deve essere lavato con acqua e sapone liquido per i piatti. Meglio ancora se il modello sta a mollo per qualche ora nel detergente. Dopo aver fatto questo (inutile dire che le decalcomanie applicate si saranno dissolte) è possibile smontare il modello e ripetere la verniciatura. Attenzione: l’olio dei freni delle auto è estremamente tossico ed inquinante; occorre lavorare con guanti di gomma monouso di adeguato spessore, occhiali di sicurezza e maschera antivapori possibilmente con filtri al carbone attivo; inoltre, i residui, devono essere portati dal proprio meccanico di fiducia per lo smaltimento. Invece per sverniciare un modello dipinto con tinte acriliche tipo TAMIYA, GUNZE, LIFECOLOR ecc. è sufficiente dell’alcol denaturato, dell’ovatta o uno straccio di cotone, pazienza e un po’ di lavoro. Le succitate marche di vernici acriliche per modellismo producono vernici “finte acriliche”, per le quali la tecnica e il prodotto indicati sono più che sufficienti. Se venissero usate acriliche “vere” occorrerebbe usare lo sverniciante ad hoc ma sfido chiunque a dipingere un modello con il bianco acrilico, che sì dà alle pareti dei bagni e/o cucine. Ricapitolando: - Mescolare le vernici a lungo prima di usarle soprattutto le opache
- Non applicarle mai troppo dense
- Non dare mai una mano troppo diluita su una precedente data troppo densa; potrebbe screpolarsi
- Dare prima i colori chiari e poi gli scuri
- Non usare mai troppo colore perché si possono formare le sgocciolature
- Nel fare le mimetiche disegnare, con una matita a punta morbida, sulla vernice di fondo lo schema delle macchie
- Se la zona da mascherare è già verniciata, usare adesivo a bassa presa o, passare lo stesso sul dorso della mano due o tre volte per abbassare l’adesività
- Verniciare lungo il bordo della mascherature e mai contro
Spesso ci capiterà di dover fare in modo di nascondere alcune parti già verniciate prima di verniciarne delle altre, per non imbrattare ciò che abbiamo già “creato”. Per questa operazione, molteplici sono i prodotti in commercio: lo Strip della Molak che uso da anni, ma ci sono prodotti equivalenti, è una vernice violacea che una volta stesa deve esser lasciata asciugare per almeno 15/20 minuti; a seconda dello spessore si crea una pellicola gommosa semitrasparente. Potete stenderla sulla parte anche con un pennello “dedicato” avendo l’accortezza di pulirlo, subito dopo l’uso, con del diluente alla nitro o anche con l’acetone. Come alternativa potete usare l’onnipresente stuzzicadenti. Altro prodotto è il nastro per mascherature Tamiya (disponibile in diverse larghezze) Ha l’ottima qualità di seguire le curve, anche le più pronunciate, senza fare delle grinze. Un altro prodotto valido per le mascheratura e la carta “ad hoc” della Letraset; aderisce bene ed isola ancora meglio ; difetto costa un po’ cara. Quasi sempre il processo di mascheratura è di tutto un po’; chiaramente se usate il pennello eviterete i prodotti non adesivi, è facile, infatti, che la vernice debordi sotto, i supporti cartacei sono prevalentemente usati per un processo di colorazione con aerografo. Dopo qualche minuto da quando avrete finito di verniciare togliete la mascheratura, ciò eviterà che si formi uno scalino tra una vernice e l’altra; inoltre, la vernice ancora umida non ha la tendenza a scheggiarsi come quella asciutta, eviterete così di dover ritoccare dove se ne potrebbe fare a meno. | Foto 17: vernici
Foto 18: diluenti per vernici
Foto 19: nastri per mascherature
Foto 20: liquido per mascherature
| 8. | I pennelli | | Sul mercato esistono pennelli economici che a prima vista sembrano ottimi e ben fatti, ma attenzione! Non è l’estetica che conta bensì la qualità del pelo con cui è fatto il pennello e soprattutto la sua capacità di non perdere le setole mentre verniciamo. Scartiamo a priori i pennelli sintetici che lasciano le righe, e scegliamo pennelli con pelo naturale morbido, tipo tasso, bue o martora. Vi consiglio di acquistare nei negozi di belle arti; la scelta è più vasta e la qualità migliore. Per cominciare direi , un pennello n° 000, uno n° 0, uno n° 1 ed uno n° 2 per i pezzi di piccole o modeste dimensioni, n° 5 o 6 per le medie dimensioni, n° 8 e 10 per le grandi dimensioni (più avanti con l’esperienza, giudicherete da soli quale sarà la dimensione che vi occorre). La scelta di questi ultimi è orientata sui pennelli di martora, costosissimi ma morbidi. Un’operazione basilare, prima di usare i pennelli nuovi, è quella di lavarli con acqua e sapone, asciugarli delicatamente con uno Scottex e rodarli su un pezzo di plastica con le vernici da noi scelte. Praticando questa operazione permettiamo al pennello di assestarsi, cioè di perdere subito i peli superflui non sul nostro modello ma sulla plastica-cavia. Il consiglio rodaggio è valido per i pennelli dal n° 2 in su ; infatti, il n° 0 e il n° 1 saltano la fase di rodaggio poiché sono talmente sottili che nel caso in cui dovessero perdere il pelo non resterebbe più nulla. Il pennello ora è pronto per essere usato o conservato. Non gettatelo in un cassetto ancora sporco di vernice o peggio, non mettetelo a testa in giù nel porta pennelli, pennelli vanno conservati SEMPRE puliti e a testa in su. Durante l’uso il pennello tende ad indurirsi, in quanto la vernice depositata sullo stesso tende a seccarsi, per cui prima di tutto, non tuffate il pennello nel barattolo di vernice fino al manico, immergete solo la punta e, se la vernice è troppo densa, scioglietela con un poco di diluente adatto, se invece è secca, gettatela via senza pensarci troppo, la vita di un barattolo aperto per la prima volta e richiuso è mediamente di qualche mese, ma la prestazione della vernice vecchia è scarsa, fa i grumi, è decomposta, una schifezza ! (di questo ne riparleremo al momento delle vernici). Normalmente il pennello lavora di punta, per cui raccomando mano leggera mentre li usate, esso deve leggermente flettere a contatto con la superficie da verniciare. Una volta che avete terminato di utilizzarlo, arriva il momento della pulizia. Lavate il pennello facendolo scorrere lungo le pareti del barattolo del diluente e immergendolo nello stesso il tutto senza toccare il fondo con la punta. Come diluente di pulitura per le vernici sintetiche io uso un diluente speciale o dell’acquaragia la quale, essendo leggermente oleosa, tiene i peli del pennello morbidi; durante l’uso del pennello questo tipo di lavaggio è sufficiente, ma quando volete conservarlo per un po’ di tempo lavatelo con acqua e sapone. Per la pulizia delle vernici acriliche, invece, utilizzo l’acqua. Una finezza un po’ maniacale che ho è quella di avere due set di pennelli, uno per le vernici metallizzate ed uno per le vernici classiche ; questa finezza l’ho acquisita dopo aver notato con disappunto che usando lo stesso pennello per tutti e due i tipi di vernice, al momento di usare le vernici classiche una leggerissima patina di metallizzato si veniva a depositare assieme al colore e questo perché il metallizzato resta sempre tra i peli del pennello. La stessa finezza la metto in pratica per i diluenti di pulizia, dispongo di due vaschette differenti, una per il metallizzato e una per le classiche. Ultima avvertenza: non usate i pennelli per miscelare i colori ma degli stuzzicadenti o un bastoncino di plastica. | Foto 21: alcuni pennelli
Foto 22: altri pennelli
Foto 23: porta pennelli
| 9. | Colori e tecniche di schiarimento/scurimento | | Colori primari I colori primari o fondamentali sono il rosso magenta, il blu cyan ed il giallo. Il lobo centrale è il nero mentre quelli compresi tra un colore e l’altro si chiamano colori secondari, a sua volta mischiando i colori secondari con i primari si ottengono i terziari e così via. In pratica vuoi per il pigmento, vuoi per la non purezza chimica dei colori, quanto detto sopra è solo teorico, infatti se provate a mischiare in quantità uguali i tre colori primari non otterrete mai il nero ma questa è la base per saper scurire o schiarire i colori senza usare il nero che diminuisce l’intensità e da un aspetto grigiastro alla miscela. Tecnica dello schiarimento - per schiarire il blu si usa il bianco
- per schiarire il rosso si usa il giallo
- per schiarire il verde si usa il giallo e un po’ di bianco
Le informazioni date fino ad ora sono sommarie e vi preparano al disastro finale, normalmente Humbrol, Tamiya, Testor, ecc. hanno in catalogo quasi tutte le gradazioni di colore che servono, ma a volte proprio una gradazione manca ed è proprio quella che ci serve. E allora? Ok, vi do una mano!!! Tecnica dello scurimento - per scurire il rosso magenta si usa il verde
- per scurire il giallo si usa il violetto
- per scurire il blu si usa l’arancio
In base alla quantità di colore utilizzato per scurire otterremo il risultato voluto che, dipende sempre, dalla qualità e purezza chimica dei colori utilizzati ricordandoci inoltre che un colore umido è differente da un colore asciutto. Colori caldi, colori freddi e colori neutri I colori caldi, per associazione con la natura, sono il giallo e il rosso (il sole). I colori freddi sono l’azzurro ed il verde (acqua, erba). Il colore neutro per eccellenza è il grigio (un ratto di 6 chili). Questo modo di catalogare i colori è, tuttavia, virtuale in quanto giocando col blu o col giallo i colori caldi diventano freddi o semifreddi. In conclusione, se proprio volete impazzire, miscelate colori di marche diverse ricordandovi che ogni marca ha le sue caratteristiche potreste creare delle schifezze oppure, in alternativa i colori del paradiso!!!! Tipi di colore Teoricamente tutti i tipi di colore possono essere impiegati con l’aerografo, a patto che il pigmento utilizzato dalla fabbrica per “costruire” il colore sia molto fine, pena l’ostruzione dell’ugello ed una bella buccia d’arancio sul modello. Gli acrilici Gli acrilici per densità sono simili agli smalti, sono solubili in acqua, alcool oppure con l’apposito diluente. Gli acrilici hanno un potere coprente inferiore agli smalti, per cui occorrono più mani per avere una superficie di colore compatto. Attualmente la gamma di colori disponibile già pronta è quasi uguale agli smalti mentre la loro densità è superiore, per cui non si può ridurre di molto il getto dell’aerografo; di contro, il loro tempo di asciugatura è rapidissimo (pochi minuti al tatto e ventiquattro ore per l’essiccazione completa), ciò significa che dopo dieci minuti circa si può sovrapporre un altro colore. La pulizia completa dell’aerografo deve essere fatta ogni volta che si cambia colore e con l’apposito “cleaner”. Le tempere e gli acquarelli Sono i migliori colori per l’aerografo, molto fluidi, diluibili al 100% con acqua, amatissimi dai pittori che usano l’aerografo; purtroppo non sì “aggrappano” sulla plastica direttamente per cui sono utilizzati per creare effetti ombra e data la sottigliezza del pigmento usati con un getto finissimo si può tranquillamente scrivere con l’aerografo! Le colorine Sono colori professionali trasparenti usati soprattutto per il ritocco fotografico costosi ma per chi lavora nel settore pubblicitario é il top. | | 10. | Gli aerografi | | Utilizzo In pratica l’uso dell’aerografo non ha confini, infatti, ritroviamo l’impiego dell’aerografo per la colorazione dei pupazzi di zucchero e altro anche nella manifattura dei dolciumi. Professionisti del ritocco fotografico e disegnatori pubblicitari usano correntemente quest’utensile. Inoltre, esistono dei veri e propri guru, che fanno dei disegni sui camion o sulle moto, utilizzando l’aerografo, (sicuramente avrete già visto delle moto con il serbatoio finemente disegnato, ebbene il mago che ha fatto ciò ha proprio usato l’aerografo!). Numerose sono le industrie che producono aerografi e spruzzatori, a titolo d’esempio cito: Paasche, Badger, Olympos, Iwata, ecc. Funzionamento e tipi d’aerografo Il principio di funzionamento dell’aerografo è semplice: tramite una sorgente d’aria compressa che genera una depressione a livello dell’ugello, la vernice è aspirata e proiettata in polvere sulla superficie da noi scelta. Possiamo dire, per semplificare, che esistono due tipi di aerografo: a singola azione e a doppia azione. Singola azione significa che, alla pressione sul pulsante dell’aeropenna (l’aerografo si chiama anche così), dall’ugello esce un flusso d’aria e vernice fissa non avendo alcuna possibilità di regolare la quantità di colore e d’aria; la regolazione della quantità di vernice avviene svitando o riavvitando la ghiera zigrinata posta nella parte posteriore. Doppia azione invece significa che, agendo sul pulsante, si ha la possibilità di regolare sia la quantità di vernice sia la quantità d’aria in uscita dall’ugello (premendo il pulsante regoliamo la quantità d’aria, spingendo lo stesso indietro regoliamo la quantità di colore erogato). Viene da sé che l’aerografo a singola azione è riservato per i lavori che non richiedono grande finezza, mentre con quello a doppia azione ci si può sbizzarrire a fare un’ampia gamma d’effetti con il movimento del dito, ad esempio,le mimetiche sfumate dei caccia tedeschi della II G.M. La differenza tra i due tipi incide anche sul prezzo; di solito uno a doppia azione costa il doppio o più del doppio rispetto a quello a singola azione, la sua manutenzione è più delicata ma se si sa usare il primo, bastano un pò di prove ed il secondo diviene insostituibile. L’alimentazione della vernice può avvenire o per “gravità” (serbatoio attaccato sopra l’apparecchio) o per aspirazione (serbatoio attaccato sotto l’apparecchio). Entrambi presentano vantaggi e svantaggi, legati alla fluidità e alla finezza della vernice che si sta usando; in linea di massima, per le vernici che si utilizzano per il modellismo, entrambi vanno più che bene; si tratta più che altro di “prendere la mano” con l’apparecchio. L’operazione di smontaggio, pulitura, lubrificazione e re-assemblaggio è, in ogni caso, un’operazione delicata! Deve essere eseguita obbligatoriamente ogni volta che è stato usato e prima di metterlo via. Usate la massima attenzione, prendete tutto il tempo e la calma necessaria e soprattutto non usate le pinze per svitare e riavvitare i delicatissimi pezzi che lo compongono; eseguite l’operazione seduti disponendo l’apparecchio su di un panno. Normalmente, quando acquistate un aerografo esso è venduto in un cofanetto corredato di una piccola chiave, a volte di un giravite da orologiaio e (se proprio è di marca o è un modello professionale) di aghi ed ugelli di ricambio per poter sfruttare al massimo le sue capacità. Prima di smontare l’attrezzo staccate l’aerografo dalla sua sorgente d’aria compressa e, istruzioni alla mano, cominciate a smontare l’ugello, il manico, poi svitate la ghiera che blocca l’ago ed estraete con le dita l’ago dal davanti…Può sembrare strano estrarlo dal davanti ma, se ci riflettete, constaterete che in questo modo l’eventuale sporco accumulatosi sull’ago non va ad intasare il corpo dell’aerografo, cosa che accadrebbe estraendolo dalla parte posteriore. Prestate attenzione che l’ago non si deformi e che la punta non batta su una superficie dura (si storce solo a guardarlo!). Per pulire l’aerografo si può utilizzare qualsiasi prodotto anche acetone e trielina perché generalmente le guarnizioni sono in materiale non intaccabile tipo teflon. Io uso per una pulizia sommaria, il diluente della vernice usata e, successivamente del petrolio bianco acquistabile in qualsiasi ferramenta. Ogni tanto si smonta il tutto e si lasciano a bagno per una giornata i vari pezzi. Poi occorre dare una bella pulita approfondita con materiali non pericolosi come stoffa e stuzzicadenti. La cosa principale è non piegare l’ago e non allargare il foro della duse. É chiaro che l’operazione sopra descritta è lunga, noiosa e per di più deve essere eseguita ogni volta che si ripone l’attrezzo, ma se volete che il vostro aerografo sia sempre efficiente questa è la procedura. Aggiungo che, nel caso usiate vernici acriliche, è d’obbligo usare il cleaner apposito per aerografi. Consiglio il Badger airbrush cleaner in bombolette spray che costa salato ma porta via veramente tutto. Personalmente, dopo il riassemblaggio riempio a metà il serbatoio di diluente e spruzzo a vuoto fino ad esaurimento, poi ricomincio la procedura di riempimento con la vernice, e così via. Se avete la possibilità economica e del tempo da spendere, seguite un corso d’iniziazione o acquistate un manuale sull’uso dell’aerografo; in seguito, provate e riprovate su plastica, carta, ceramica fino a quando non otterrete l’effetto desiderato. Cambio di colore durante l’uso Quando durante l’uso, volete cambiare vernice non è necessario “cannibalizzarlo”, basterà dare una prima sommaria pulita al serbatoio della vernice poi riempitelo d’acquaragia, agitate con uno stuzzicadenti e gettate il tutto, riempite ancora una volta e spruzzate su un panno circa la metà del diluente, quindi tappate con un dito l’ugello e azionate l’aerografo facendo in modo che si provochino delle bollicine all’interno del serbatoio. Gettate via il diluente rimasto nel serbatoio e pulite il medesimo con un po’ di carta igienica inumidita d’acquaragia; riempite nuovamente a metà il serbatoio, spruzzate su uno straccio e così sarete pronti per usarlo con un altro colore. In confidenza, vi dico che l’operazione completa di smontaggio e rimontaggio la eseguo ad ogni cambio di vernice e con la massima accuratezza. La sorgente d’aria compressa La prima soluzione prevede di acquistare delle bombolette d’aria compressa (disponibili presso tutti i negozi di belle arti che vendono aerografi). A proposito delle bombolette, vorrei evidenziare il fatto che è una soluzione antieconomica al 100%; una bomboletta non basta mai per un modello, bisogna sempre averne a disposizione una nuova di riserva. Le bombolette costano molto, inoltre, durante l’uso tendono a gelare provocando una caduta di pressione e relativo sputacchiamento dell’aerografo. La seconda soluzione prevede l’acquisto di un compressore; quest’attrezzo costa, ed è rumoroso ed ingombrante. Cominciamo col dire che alla lunga un compressore si rivela un’affidabile ed economica fonte d’aria compressa; in commercio esistono sia piccoli compressori senza polmone di riserva aria sia i compressori silenziosi che sono costituiti da un motore di frigorifero aventi o meno un polmone di riserva d’aria. Questi ultimi hanno un costo elevato, ma possono essere usati alle due del mattino nel vostro appartamento, senza che nessuno bussi alla porta per protestare per il rumore. Infatti, il “suono” prodotto da questo tipo di compressore è lo stesso di quello generato dal vostro frigorifero, l’unico rumore in più è il “psssss” dell’aerografo in funzione. Per le sue caratteristiche, questo tipo di compressore richiede una minima manutenzione, che consiste nel verificare di tanto in tanto il livello d’olio nel motore. Per quest’operazione limitatevi solo a guardare la spia (una bolla di vetro trasparente) che si trova sul corpo del motore. Se il livello d’olio scende oltre la tacca, rabboccatelo nei modi descritti, utilizzando l’olio specificato nel libretto d’istruzioni del compressore. Questo tipo di apparecchio è utilizzato dalla stragrande maggioranza di professionisti ed artisti del settore; grazie alla sua silenziosità. Può essere acquistato presso i grandi centri di bricolage o nei negozi specializzati di belle arti. Il suo prezzo... è alto!!! Eh sì, un modesto compressore silenzioso costa in media circa 300 euro. E’ possibile risparmiare diversi “soldoni” autocostruendo un compressore. Il materiale “procurato” è stato il motore di frigorifero, una bombola tipo antincendio (da usare come polmone),un carrello portavaligie per il trasporto. Le parti acquistate sono state il pressostato, un manometro, un regolatore di pressione, una valvola di non ritorno, raccorderie varie, un deumidificatore, un filtro benzina (ad impedire che l’olio dal motore salga fino al pressostato), un filtro aria e varie altre piccole cose per un totale di circa 100 euro. L’aiuto di un amico modellista sia come supporto tecnico, sia per la costruzione effettiva, sia come confidente spirituale in caso di crisi mistica susseguente ad esaurimento nervoso da “autocostruzione” è sempre molto gradito. Verniciatura Come detto in precedenza, la pressione media con la quale funziona un aerografo è 2.0 bar, tuttavia, a seconda delle vernici e dell’effetto che si vuole dare alla superficie, si gioca sulla pressione (da 0,7 a 1,5 atm per la mia esperienza) nel senso che, se si vuole una finitura leggermente rugosa, si scende di pressione. Ricordatevi, comunque, che se si esagera con la pressione la vernice arriva secca sul modello (il modello vola via dal tavolo) ed allora addio superfici verniciate a specchio; difatti, usando un aerografo alla massima pressione 3.5 bar o più, il diluente contenuto nella vernice, in virtù dell’alta velocità in uscita dall’ugello, evapora immediatamente, conseguentemente la vernice arriva già secca sulla superficie da verniciare, quindi vi ritrovate sì con una superficie colorata… ma l’aspetto sarà come quello di un foglio di carta abrasiva. La diluizione del colore baseNe abbiamo parlato qualche riga fa; rimane da aggiungere che un metodo per vedere se la diluizione è ottimale è di assicurarsi che la vernice ottenuta abbia la densità del latte, ovvero che lasci un velo di colore sulle pareti del barattolo. Esercizi per l’uso corretto dell’aerografo - prendete un foglio di carta e con l’aiuto di una matita ed un righello, tracciate delle linee dritte e parallele ad una distanza di 5cm. Una dall’altra in modo da formare un reticolo. Caricate l’aerografo con del colore nero diluito e cercate di rifare il reticolo, linea dopo linea con l’aerografo, muovendo il braccio e non il polso; i movimenti dovranno essere diretti da sinistra a destra, dall’alto verso il basso e viceversa
- tracciate su un foglio di carta delle linee parallele e, se avete la possibilità di regolare il flusso di vernice, iniziate a ricoprire le linee via via aumentando lo spessore, poi controllate che abbiano tutte la stessa consistenza di colore
- mascherate con del nastro adesivo per disegnatori un foglio di carta bianco in modo da lasciare un quadrato libero al centro, poi ricoprite di colore chiaro il quadrato (passate leggere da destra a sinistra e viceversa); a colore asciutto levate il nastro adesivo, il quadrato ottenuto deve risultare omogeneo senza chiazze o zone più chiare. Per ottenere dei risultati perfetti riprovate fino alla noia
- prendete dei vecchi oggetti, possibilmente in plastica e provate a colorarli senza sbavature o accumuli di colore
Suggerimenti - tenete l’aerografo ad una distanza di 8/10cm. dall’oggetto da colorare
- cominciate a spruzzare prima dell’oggetto ed arrestate lo spruzzo dopo l’oggetto
- non spruzzate mai ad arco per evitare accumuli di colore
- con i colori metallici fate delle passate leggerissime, per evitare colature non insistete troppo (ricordate che i colori metallici non aderiscono come i colori tradizionali)
- se avete fatto confusione (colore che sbrodola…) due sono i modi per risolvere il guaio:
- con un fazzolettino di carta avvicinatevi delicatamente alla goccia in modo da assorbire il colore in eccedenza
- se restano ancora delle tracce del guaio, aspettate che la vernice sia ben secca (un giorno o più) poi carteggiate a umido e ripetete la verniciatura
- La massima disperazione per noi modellisti sono i pelucchi sul nostro modello appena verniciato La “drittata” consiste nel rendere il luogo dove verniciate molto umido in modo che la polvere in sospensione precipiti. Il luogo ideale per una buona verniciatura con un rischio polvere minimo è ovviamente il bagno dopo una bella doccia calda. Preparate una bella pentola di acqua bollente e fumante e mettetela nella stanza dove operate, oppure restate in cucina, lasciate che l’ambiente si impregni di umidità, poi cominciate a verniciare. Per essere sicuri che il modello si asciughi senza che polvere e pelucchi si depositino sullo stesso, potete, a verniciatura fatta, ricoprirlo con una vecchia scatola da scarpe forata (per permettere all’aria di passare) inumidendola preventivamente all’interno
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Foto 24: aerografi
Foto 25: scatola attrezzi
Foto 25: spray Badger
Foto 26: compressore
| 11. | Vernici e verniciatura: tecniche avanzate | | Tanto per confondervi ulteriormente le idee vi accennerò brevemente ad alcune tecniche di pittura che servono a dare un’aria “operativa” ai nostri modelli. Ombreggiature, invecchiamenti, lavaggi, drybrush; tutte parole astruse che nascondono tecniche d’aerografo e di pennello che richiedono pratica ed esperienza e pertanto mi sento di sconsigliarle a chi comincia. Gli elementi principali su cui un neofita deve porre particolarmente attenzione sono fondamentalmente due: il montaggio e la verniciatura, intesa come tecnica di base. Una volta che il modello è ben assemblato e ben verniciato, ci si può anche sbizzarrire in tecniche di invecchiamento. Comunque, anche per soddisfare la vostra famelica curiosità, accennerò anche alle tecniche avanzate (nel senso di progredite e non di rimaste). Tra i modellisti, c’è chi preferisce lasciare i modelli puliti e verniciati uniformemente come effettivamente sono in realtà (come me). E’ però possibile rendere meno omogenea la verniciatura cercando, per quanto possibile, di ricreare artificialmente sul modello l’effetto di tridimensionalità che la luce ambientale imprime nella realtà. L’osservatore dovrebbe avere la sensazione che in un determinato punto esista una linea di giunzione fra pannelli, e avere l’impressione che la verniciatura dei pannelli sia un po’ usurata e sbiadita. Naturalmente la scelta di ricreare uno o più degli effetti che ho elencato, e la loro intensità, dipende da moltissimi fattori, fra i quali voglio citare: il gusto personale, la scala del modello, il teatro operativo e lo stato d’usura del mezzo. Sostanzialmente gli effetti citati si ottengono realizzando un’ombreggiatura del modello, localizzata nelle zone sulle quali la luce ambiente non batte direttamente (pensate ad esempio alle sedi delle superfici mobili) e lungo le linee di pannelli. Vediamo quindi quali sono le tecniche maggiormente utilizzate. Pre-shading Si tratta di un’ombreggiatura che viene fatta prima di stendere il colore definitivo. E’ fondamentale partire da un colore di fondo chiaro ed omogeneo (la famosa mano di primer). Fatto questo, si prepara del nero o grigio scuro molto diluito e lo sì aerografa in sottili linee sfumate, (lo spessore della linea dipende soprattutto dalla scala) dove necessario. Il trattamento dovrà essere applicato lungo tutte le linee dei pannelli e nelle zone in ombra, quindi per esempio, alla radice alare, nelle sedi delle superfici mobili, intorno alle bugne, in generale in ogni avvallamento e nell’interno degli spigoli visibili. Dove l’avvallamento o lo spigolo sono più profondi si dovrà insistere con più passaggi per ottenere un effetto più marcato. Se avete diluito abbastanza il colore e state lavorando con passaggi leggeri e poco coprenti, non sarà necessario essere precisissimi nell’applicazione; eventuali passaggi un po’ fuori registro non saranno visibili alla fine. A questo punto il modello sarà una specie di ragnatela bianconera orribile da vedersi. Caricate l’aerografo con il colore definitivo molto diluito e passate su tutto il modello una prima mano leggera e poco coprente. Considerate l’effetto ottenuto e procedete per velature successive, finchè non sarete soddisfatti del risultato. L’ombreggiatura dovrà essere appena visibile, è meglio non esagerare. Potete anche decidere di lasciare alcune ombre più visibili di altre, basterà trascurare alcune zone nel passaggio finale del colore. Il pre-shading funziona bene con livree uniformi, ad esempio, credo che sia eccellente per gli schemi moderni a bassa visibilità, ma non è molto adatto per le mimetiche a più toni come, ad esempio, la livrea NATO grigio-verde. Se passate prima il grigio su tutto l’aereo, renderete appena visibile l’ombreggiatura, anche nelle zone dove poi dovrete passare il verde, che però la coprirà del tutto, con il risultato che l’aereo risulterà ombreggiato solo nelle zone grigie e questo non produce di certo un bell’effetto. Il lavaggio (o wash) Il "lavaggio” con i colori ad olio consente di evidenziare in modo netto, le linee dei singoli pannelli e di conferire al modello un’ulteriore patina di “vissuto”. La procedura è semplicissima, consiste nel diluire, ma non eccessivamente, un po’ di colore ad olio nel suo diluente (essenza di petrolio). Il prodotto ottenuto va applicato nelle incisioni, con un pennello sottile e, a seguire, con un phon si asciuga il tutto. Quando il tutto è asciu |
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