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: Guide: Realizzare un kit in resina |
Inviato da Fabio il 21/3/2006 20:37:52 (4893 letture)
| Oltre ad aver percepito da molte parti una sorta di "timore reverenziale" nei confronti di kit e conversioni in resina, ho ricevuto più volte richieste per una guida che trattasse in maniera estensiva le problematiche inerenti alla realizzazione dei tali kit. L'occasione giusta per scrivere qualcosa al riguardo mi è stata data dall'uscita dell'ultima nata in casa Crielmodel, ossia l'autoblindo Lancia IZM. Si tratta di un kit che consta di sole 34 parti, realizzate in una buona resina, di facile montaggio ed ultimo ma non ultimo dal prezzo di 49€ estremamente abbordabile per un modello in questo materiale. Un kit che credo possa essere adattissimo non solo a chi si avvicina per la prima volta alla resina, ma anche per chi voglia iniziare con il modellismo. La guida non vuole essere una sorta di "vangelo" su come si deva o meno fare a montare un kit in resina, ma si pone come obiettivo quello di offrire degli spunti per poter approcciare con la necessaria serenità quello che da molti molti modellisti neofiti e non, è stato spesso visto come un "mondo a parte". | Attrezzatura L'attrezzatura necessaria per cimentarsi nella realizzazione di un un kit o di una conversione in resina è in linea di principio la stessa che si usa per lavorare con la plastica. L'Immagine 1 mostra gli attrezzi necessari: - un bisturi
- un tronchesino a taglio dritto (reperibile nei negozi di elettronica)
- una limetta (sequestrata a qualunque signora si aggiri per casa)
- una pinza a becco piatto
- un "apposito istrumento tipo 1" (che altro non è che una sezione di stampella piegata ad "U" con attaccata una striscetta di carta vetrata)
Per quanto concerne il necessario per rifinire e tenere assieme le varie parti del nostro modello avremo bisogno di quanto visibile nell'Immagine 2: - colla cianoacrilica (liquida e/o in gel)
- colla epossidica bicomponente (la uso solo per le parti pesanti)
- dello stucco (generalmente quello per la plastica va bene)
- un "apposito istrumento tipo 2" (autocostruito con uno stecchino tipo "cocktail" forato da un lato con un trapanino a mano nel quale è stato inserito uno spillo privato della capocchia poi fissato con colla cianoacrilica) che funge da applicatore di colla cianoacrilica
Nel caso ci siano delle parti che necessitino di essere raddrizzate il supplemento di attrezzatura si compone di quanto all'Immagine 3, ossia: - un asciugacapelli
- una pinzetta con la parte terminale chiusa piatta
Si tratta di un'attrezzatura semplice, economica di facile reperibilità e che al contempo garantisce dei risultati all'altezza. Operazioni preliminari L'Immagine 4 mostra il kit così com'è una volta aperta la scatola. Alcune delle parti sono ancora attaccate alle "materozze" (i supporti di colata). Le prime due operazioni che faccio quando mi accingo a lavorare su un modello in resina sono: - un lavaggio delle parti ancora sulle materozze in una vaschetta contenente acqua tiepida e qualche goccia di detersivo liquido per piatti per rimuovere eventuali residui oleosi e/o di solventi del procedimento di stampaggio
- un'attenta lettura delle istruzioni propedeutica al montaggio e che, con un po' di esperienza, aiuta ad individuare eventuali criticità durante la fase di costruzione
Meglio la resina o la plastica ad iniezione? Visti i soggetti di cui mi interesso, la maggior parte dei modelli diponibili è in resina e di conseguenza mi trovo molto più a mio agio con i kit in questo materiale che con quelli in plastica ad iniezione per una serie di semplici motivi: - è molto facile da tagliare con precisione
- è semplice da carteggiare e rifinire
- è molto pratica nell'eventuale fase di raddrizzatura delle parti
La separazione delle parti dai supporti di stampaggio Quando ho aperto un kit in resina per la prima volta, devo riconoscere che la prima domanda che mi sono posto è stata: ma come diavolo farò a separare le parti dalle materozze? Se si dispone della "consulenza" di qualche amico più avvezzo di noi a questo materiale tutto diventa più semplice. Altrimenti aguzzando un po' l'ingegno si arriva in breve a definire dei "metodi" che ci permettano di andare avanti senza problemi. Una delle cose che bisognerebbe evitare è di inalare le polveri di resina che possono rivelarsi irritanti per l'apparato respiratorio ed in particolari condizioni possono addirittura avere anche effetti dannosi per la salute. Per evitare che questo accade non bisogna fare nulla di trascendentale: è sufficiente munirsi di uma mascherina in carta usa e getta (reperibile in tutti - o quasi - i supermercati) e di evitare per quanto possibile di carteggiare a secco. Il metodo che prediligo per separare le parti dai supporti, ove possibile, è: - incidere con il bisturi in modo leggero il punto di giunzione parte/supporto per creare la strada
- ripetere l'operazione due o tre volte per lato esercitando ogni volta una pressione maggiore, ma senza esagerare perchè la resina potrebbe spezzarsi
- separare la parte dal supporto esercitando una leggera pressione con una piccola pinza a becchi piatti (cosa che riesce in maniera alquanto precisa)
Nel caso ci si accorgesse che il supporto si pieghi ma non si spezzi, significa che la frattura non è abbastanza profonda ed allora è necessario tornare sui nostri passi e ripetere i precedenti passaggi 2 e 3. Un approccio leggermente diverso possiamo adottarlo quando ci troviamo di fronte ad una parte come quella visibile nell'Immagine 8. In questo caso di procede come visto prima, ma vista l'impossibilità di prendere la parte con le pinze a becco piatto senza rischiare di compromettere l'integrità del pezzo, tagliamo alla base della materozza con il trochesino a taglio piatto. Visto che comunque avremo creato la frattura prestabilita nella resina, anche il taglio con il tronchesino sarà "controllato" e la frattura non si propagherà fuori dal seminato. Una volta rimosso il supporto di colata si potrà lavorare come visto in precedenza. Il principali vantaggi offerti da questo metodo sono: - la produzione di pulviscolo praticamente nulla (se ne genera invece in abbondante quantità se si utilizza un seghetto o un trapanino elettrico munito di fresa e)
- il successivo lavoro di rifinitura, come si può vedere dall'Immagine 7, è ridotto al minimo
Anche se non dovrebbe essercene bisogno consiglio, quando si ha a che fare con la resina, di munirsi di una dose extra di pazienza, in quanto la fretta già di per sé si coniuga male con il modellismo ed ancora peggio con quello in resina. Quando saremo padroni della materia ci sorprenderemo come a parità di parti sia molto più veloce separare e rifinire le parti in resina di quelle in plastica! Spesso nei kit in resina, le parti aperte (finestrini, feritoie, ecc.) sono occluse da un velo di resina. Se così non fosse, lo stampaggio di alcuni pezzi sarebbe impossibile. Per rimuovere tale velo è sufficiente inciderlo con un bisturi affilato così come mostrato nell' Immagine 9. Mano a mano che si procede con la separazione delle parti, è bene collocarle in un contenitore in modo da evitare che vadano disperse e per averle sempre sotto mano quando necessario. Per quanto mi riguarda ho trovato un'ottima soluzione: le metto in una vaschetta di polistirolo di dimensioni adeguate (di quelle fornite con gli alimenti sei supermercati) come visibile nell'Immagine 10. Rifinitura delle parti Una volta terminata la fase di separazione delle parti dai supporti di stampaggio si passa alla fase di rifinitura delle stesse. Personalmente uso sempre srumenti e metodi che mi consentano di tenere sotto controllo la produzione di polvere. Questo non soltanto per quanto detto prima riguardo alla salute, ma per motivi pratici ben più spiccioli: dato che la polvere che si genera in fase di rifinitura è molto sottile, tenendola a bada si possono evitare piccoli inconvenienti quali: - che entri in contatto con la colla cianoacrilica danneggiandola
- che venga sollevata in fase di colorazione rovinando il nostro lavoro
- che essendo in giro per il piano di lavoro una volta colorato il modello si può insinuare nei recessi diventando molto dificile da snidare ed al contempo molto ben visibile sul nostro lavoro
Per evitare tutto ciò, anche in questo caso si può ricorrere ad una soluzione molto semplice: mettiamo sopra al piano di lavoro un foglio di giornale che potremo buttare via con tutto il pulviscolo una volta terminata la fase di rifinitura. Anche per la rifinitura, a seconda della quantità di materiale da asportare, possiamo utilizzare diversi strumenti: - lime e limette di varie grane per le sgrossature
- carta abrasiva da poter utilizzare a mano sulle superfici piatte
- un bisturi con la lama affilata
- "appositi istrumenti tipo 1" per rifiniture su parti curve
Lime e limette Sono ottime per lavorare sulle superifici orizzontali libere da impedimenti, di facile reperibilità (reparti profumerie e/o fai da te dei supermercati disponibili in varie grane a seconda della finezza del lavoro da svolgere) e dal costo contenuto (Immagine 11). L'unica accortezza è di usarle con cautela e di verificare frequentemente a che punto si è arrivati, in quanto le resine tipicamente utilizzate oggi a fini modellistici sono molto più tenere alla lima di quanto non sia la plastica, quindi se le utilizziamo con in mente quest'ultima è facile asportare più materiale di quanto necessario e di dovervi porre rimedio successivamente. Fare ache attenzione alle limette metalliche, che a differenza di quelle per le unghie (sottratte spesso con l'inganno alle gentildonne che girano per casa), tendono a lasciare dei solchi ben visibili e che andranno successivamente stuccati, specie se ci si va con la mano un po' pesante.
Carta abrasiva Personalmente preferisco utilizzare della carta abrasiva di varie "grane" del tipo utilizzato per lavori di carrozzeria. Questo tipo di carta abrasiva (anch'essa facilmente reperibile nei brico-center e nei reparti ferramenta e/o fai da te di supermercati e centri commerciali) può essere usata previa immersione in acqua e garantisce risultati ottimi proprio in virtù della controllabilità data dall'acqua e dalla disponibilità in un grande assortimento di grane. Variandone la grana passiamo dallo sgrossamento alla rifinitura ed addirittura alla lucidatura della parte! Bisturi Ogni tanto succede di trovare delle leggere sbavature, che vengono facilmente ricondotte alla ragione "grattandole" via con un coltellino dalla lama affilata. Vista la relativa tenerezza del materiale, anche in questo caso è bene andare con la mano leggera per evitare di fare delle incisioni indesiderate anche se facilmente riparabili. Il bisturi torna anche molto utilie quando dobbiamo assottigliare delle parti. In questo caso lo utilizziamo come una sorta di raschietto sempre prestando attenzione alla pressione esercitata.
Apposito istrumento tipo 1 E' un po' la scoperta dell'acqua calda. Si tratta di un archetto a forma di "U" che si può ricavare, ad esempio, tagliando e piegando una delle stampelle metalliche che ritornano assieme agli abiti lavati in tintoria o da qualsiasi filo metallico sufficientemente rigido. Una volta fatto l'archetto, lo si chiude con una strisciolina di carta abrasiva della grana desiderata spillandola alle estrmità. Ci si può chiedere a cosa effettivamente serva, ma ho notato che carteggiando a mano le superfici curve quali bocche da fuoco, ruote, parafancghi, ecc. spesso si asporta più materiale del dovuto o se ne altera in maniera significativa la forma o se ne appiattisce il profilo. Utilizzando l'Apposito istrumento tipo 1 si ha pieno controllo sulle operazioni, sempre a patto di andarci con mano non troppo pesante, in quanto la carta abrasiva segue perfettamente il profilo della parte ed il risultato che si ottiene è eccellente (Immagini 12 e 13). Anche in questo caso conviene andare per passate successive diminiuendo via via la grana della carta abrasiva e lavorando sempre sul bagnato.
Raddrizzatura delle parti Uno dei problemi che frequentemente ci si trova ad affrontare quando apriamo un kit in platica o in resina è quello delle parti storte. Con la plastica generalmente la cosa è più problematica, in quanto il riscaldamento delle parti può avere conseguenze imprevedibili. Con la resina il problema è di risoluzione molto più semplice. E' infatti sufficiente riscaldare con un asciugacapelli la parte storta e per poi raddrizzarla con l'aiuto della parte posteriore di una pinzetta come mostrato dalle Immagini 16, 17 e 18. Eliminazione delle bolle Le bolle d'aria sono forse il difetto più comune che possiamo trovare in un kit in resina. A seconda delle dimensioni delle bolle ci si può orientare verso tre soluzioni diverse. Se le bolle sono molto grandi (da un mm in su) può essere opportuno stuccarle con uno stucco bicomponente (tipo Duro, Magic Sculp, Milliput, ecc.). Se sono di dimensioni medie (da 0,2 a 1 mm) si ottengono ottimi risultati stuccandole con del comune stucco per plastica (Molak, Tamiya, ecc.). Se le bolle sono molto sottili è suffficiente passargli su un velo di colla cianoacrilica liquida. Attenzione in questo caso a non usare il pennellino applicatore fornito con la colla, perchè nel passaggio potrebbe raccogliere del punviscolo che una volta riemmesso il pennello nella colla funge da catalizzatore e la rende inservibile. In questo caso servirsi dall'Apposito istrumento tipo 2 per la stesura della colla. Una volta che la stuccatura si è asciugata, indipendentemente dal materiale usato per farla, rimuoverne l'eccesso ancora una volta con della carta abrasiva bagnata partendo da una grana un pò più grossa per poi rifinire con una più fine. Incollaggio delle parti Sulla resina non è possibile utilizzare un normale collante di quelli che usiamo per plastica. I tipi di colla che si utilizzano per la resina sono principalmente di due tipi: - colla cianoacrilica (tipo Attak)
- colla epossidica bicomponente
Colla cianoacrilica La colla cianoacrilica è di facile reperibilità, anche se un pò costosa. Ha un elevato potere adesivo ed è disponibile sia liquida (a tempi di incollaggio variabili a seconda della densità della stessa che vanno dai 2-5 secondi - più liquida - ai 20-30 secondi - più densa-) che in gel. Quella liquida è adatta per tutti i tipi di incollaggio sia per le parti più piccole che per quelle di dimensioni maggiori, ed aderisce praticamente in modo instantaneo. Quella in gel si presta meglio ad incollaggi di parti più grandi o che potenzialmente possono necessitare di un riposizionamento entro alcuni secondi (ad esempio le ruote). Per rimuovere la colla cianoacrilica esistono in commercio degli scollanti specifici sia liquidi che in gel (come ad esempio lo Scollatutto). Quelli liquidi vanno bene per l'effettivo scollaggio delle parti in quanto sono in grado di penetrare in profondità e di ammorbidire la colla, mentre quelli in gel si adattano bene alla rimozione di eventuali sbavature prodotte durante la fase d'incollaggio. Attenzione però che questi preparati si limitano ad ammorbidire le parti per consentirne la rimozione, ma una volta "evaporati" il loro effetto svanisce e la colla sottostante fa nuovamente presa, quindi occorre leggere bene le modalità di utilizzo sulla confezione, anche per quanto riguarda la successiva rimozione degli eventuali residui. In linea generale è possibile rimuovere questi ultimi avvalendosi dell'aiuto di un comune stuzzicadenti appuntito e pulire poi bene le parti con un cotton fioc e dell'acqua tiepida. Le parti incollate possono anche essere rimosse con un coltello affilato, ma l'operazione è delicata e resa più complessa dalla natura della colla cianoacrilica e pesso può portare ad un danneggiamento dei pezzi. In caso non si trovino dei debonder specifici per colla cianoacrilica (onestamente non facilissimi da reperire se non in alcuni negozi specializzati, specialmente se liquidi) si possono immergere le parti da separare in acetone puro ed attendere che il collante si ammorbidisca per poi procederne alla separazione. Anche in questo caso rimuovere i residui di colla con uno stecchino od un coltello afilato prima che il solvente evapori. Provare a separare i pezzi sempre con la dovuta calma; se non sembrano muoversi non insistere, lasciare agire il solvente più a lungo e riprovare. Un'ultima nota riguardo ai debonder liquidi ed all'acetone: se abbiamo dettagliato il kit con parti in plastica, queste ultime possono venire aggredite da tali solventi, quindi prestare attenzione a non farli venire a contatto.
Colla epossidica bicomponente La colla epossidica bicomponente rimane più spessa ed elatsica della cianoacrilica e generalmente la utilizzo solo per incollare parti pesanti (come le torrette piene in resina) allo scafo. Si prepara di solito mescolando i due componenti in parti uguali con l'ausilio di uno stecchino su di un supporto "usa e getta" (un pezzetto di carta va benissimo) ed a seconda delle tipologie "tira" in cinque o dieci minuti quindi da una parte ci dà più tempo per lavorare e posizionare correttamente i pezzi, ma ci costringe a seguire da vicino la fase di incollaggio per un tempo più lungo in quanto una volta che ha tirato, la parte che eventualmente fosse andata fuori posto è pressochè impossibile da rimuovere. Applicazione della colla Per entrambi i tipi di colla è bene non esagerare con le quantità in quanto si tratta di collanti potentissimi e più ne mettiamo più sarà difficile da togliere se necessario. Generalmente ne applico modiche quantità per fermare le parti ed una volta verificatone il corretto posizionamento le fisso applicando per capillarità della colla cianoacrilica liquida. Per l'applicazione di entrambe utilizzo l'Apposito istrumento tipo 2, un banale stecchino da cochtail forato alla base con un trapanino per l'inserimento di uno spillo prinato della "capocchia" e fissato con della colla cianoacrilica. Se la colla cianoacrilica è quella munita di pennellino, ne prelevo direttamente da questo la quantità necessaria con l'Apposito istrumento tipo 2, altrimenti se si tratta di quella in tubetto ne dispongo una o due gocce su di un pezzetto di alluminio (va benissimo anche la pellicola in alluminio per alimenti) in modo da ritardarne considerevolmente il tempo di essiccazione per poi applicarla. Le Immagini 14 e 15 ne mostrano l'applicazione. Per rimnuovere la colla dall'Apposito istrumento tipo 2 è sufficiente bruciarla con un un accendino o una candela una volta asciutta.
Preparazione del modello per la colorazione Una volta montato completamente il modello (o i suoi sub-assemblaggi) prima di colorarlo è bene ripetere il lavaggio con acqua tiepida e poche gocce di detersivo per piatti in modo da rimuovere il grasso depositato dalle nostre dita durante il montaggio, eventuali residui di solventi usati per eliminare il collante ed il sottilissimo pulviscolo (resina e/o stucco) prodotto durante la carteggiatura, che potrebbero compromettere la fase di colorazione. Dopo aver passato su tutta la superficie l'acua saponata con un pennello morbido, passare al risciacquo del modello in acqua corrente tiepida. Quando tutte le parti sono bene asciutte di solito applico ad aerografo una mano molto leggera di primer grigio a smalto Model Master (o Humbrol 1) molto diluita (tre parti di primer e sette di solvente). Non uso quello in bomboletta solo perchè personalmente non mi ci trovo bene ma conosco moltissime persone che ci si trovano perfettamente a loro agio. L'uso del primer presenta secondo me i seguenti vantaggi: - riesce a coprire piccole irregolarità ed imperfezioni
- evidenzia le "grane" di dimensioni maggiori
- ha un notevole potere di adesione sulla resina, il che lo rende un substrato ideale per l'applicazione delle successive mani di colore
Le Immagini da 19 a 22 mostrano l'individuazione di una bolla d'aria sfuggita in precedenza, la sua successiva eliminazione con dello stucco per plastica e, per ultimo, come appare la parte dopo un'altra applicazione di primer.
Conclusioni Spero di essere riuscito a sfatare il mito che vuole kit e conversioni in resina come un prodotto destinato ai soli "professionisti" del settore. Per quanto riguarda la mia personale esperienza devo dire che mi trovo meglio a lavorare con la resina in quanto "perdona" molto di più gli errori di quanto non faccia la plastica, anche se delle marche più celebrate. Nel caso specifico il kit utilizzato per redigere questa guida ha richiesto in totale meno di un'ora e mezza di lavoro dal momento dell'apertura della scatola al completamento delle operazioni di separazione della parti dai supporti di stampaggio, di rifinitura delle stesse e di montaggio. L'ultimo kit in plastica su cui ho lavorato contava un numero di parti circa quadruplo di questo, ma ha richiesto oltre quaranta ore di lavoro invece di una e mezza... Buon modellismo a tutti! | |
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