Il
De Havilland DH 88 Comet 1/72
Argomento: Aerei ed elicotteri : Articoli Data: 22/4/2004
Ripeto ancora una volta che sono un modellista mediocre e senza tante pretese, ma mi diverto a montare, e poi mi piacciono gli aerei.




Se vi piace autocostruire completamente gli abitacoli, pulire i pezzi da sbavature che sono piu' grandi di loro, reincidere i pannelli, usare lo stucco come fosse dentifricio, carteggiare, assottigliare parti sovradimensionate ed altre simili delizie modellistiche, vi consiglio vivamente la scatola dell'Airfix, altrimenti, lasciate perdere. Ma allora, cosa ci ho perso tempo a fare? Semplice, il Comet mi piaceva tanto, quindi conscio di trovarmi davanti ad una scatola con lo standard qualitativo del 1960 e non del 2004, l'ho montato lo stesso.



La scatola è una ristampa di una delle prime e mitiche bustine Airfix, onestamente il prezzo al negozio mi è sembrato un bel po’ alto per quello che sapevo la scatola poteva offrire, ma al cuore certe volte non si comanda. Devo ammettere che il primo impatto non è di quelli grandiosi, anzi, il tutto lascia molto perplessi, le stampate di primo acchitto sembrano approssimative e sono piene di sbavature, ci sono anche diversi ritiri. Il foglio di decals è stata una sorpresa positiva, è nuovo di zecca e stampato a registro con tecniche moderne.
Girando in rete, la documentazione non manca, soprattutto sul G-ACSS, il vincitore del trofeo MacPherson Robertson del 1934, bisogna solo stare attenti al fatto che gran parte delle foto si riferiscono ad un esemplare ricostruito in tempi recenti e non all'originale, quindi ci sono delle piccole differenze, una per tutte il ruotino di coda invece del pattino, a cui bisogna fare attenzione.



Per prima cosa o ridotto in scala un tre viste dell'originale ed ho confrontato i pezzi, e ho costatato che la fusoliera era esatta, mentre le ali un poco più lunghe e magre alle estremità, mi sono limitato solo ad arrotondare le estremità, e non ho corretto il mezzo millimetro di corda che mancava, ad occhio non si nota poi tanto. Ho eliminato completamente quella specie di cosa che avrebbe dovuto essere l'abitacolo, e mi sono rifatto pavimento, cruscotti cloche e sedili, senza dannarmi più di tanto perché avevo l'intenzione di fare il tettuccio chiuso. Chiudere le fusoliere ha richiesto numerose prove a secco visto che non ci sono riscontri, soprattutto per gli incastri dell'abitacolo, una generosa dose di stucco e la reincisione di qualche pannello (uso un ago da lana e del nastro spesso tipo il Dymo come guida), l'aereo vero era di legno e quasi completamente liscio.
Il canopy spesso ma almeno trasperente non combacia, e necessario un lavoretto di riportini plasticard e carta abrasiva per ottenere qualcosa di accettabile, le ali si infilano direttamente nei fianchi della fusoliera senza neanche uno straccio di spina, per ottenere il giusto allineamento e necessario farsi uno scaletto, idem per i piani di coda. Sulle ali bisogna stuccare i segni degli estrattori sulla parte inferiore e reincidere un paio di pannelli, consiglio di fare queste due operazioni prima dell'incollaggio, su tutte le giunzioni fra fusoliera ali e piani di coda, e richiesto un massiccio intervento di stucco e carta abrasiva, lo stesso dicasi per le gondole dei motori. Dimenticavo di spianare leggermente la punta della fusoliera e di ricostruirsi il piccolo musetto trasparente, magari stampandolo a caldo. Nelle gondole dei motori, conviene chiudere il vano dei carrelli con una piccola paratia di plasticard, le gambe e le ruote, una volta pulite sono buone e fedeli all'originale, anche le eliche non sono malvagie, abbisognano però di un lavoro di assottigliamento, attenzione perché sono fragili.
La colorazione se si usa l'aerografo, non crea eccessivi problemi, ho passato una mano di acrilico bianco opaco Gunze come primer ed anche per vedere qualche difetto di fondo, asciutta questa sono passato al rosso semilucido sempre della Gunze, la tonalità finale del rosso, mi ha soddisfatto. Ho quindi dato a pennello una passata di cera liquida autolucidante per pavimenti (non faccio pubblicità e non uso la future…..), ho applicato le decals, che sono stampate su un nuovo foglio e sono belle ed a registro, usando i solidi emollienti, poi o ridato un'altra passata di cera, piu’ mani si danno, piu’ si ottiene un effetto lucido.
Il canopy è privo di frames, quindi li ho rifatti con delle striscioline di decals rossa. Diciamo che potendo lavorarci sopra un paio di ore al giorno (pura fantascienza…..) con un po' di lavoro e pazienza, in un paio di settimane si tira fuori qualcosa di non eccezionale ma simpatico e bello a vedersi. Per altre immagini del modello vi rimando alla galleria dei modelli, sezione aerei. Un pò di storia Progettato espressamente per la corsa aerea "Victorian Centenary Air Race" meglio nota come "McRobertson Trophy" del 1934 il Dh 88 venne costruito in tre esemplari a partire dal Febbraio dello stesso anno, gli acquirenti erano: A.O.Edwards, direttore generale del Grosvernor House Hotel, Bernard Rubi, Jim e Amy Mollison. Costruito interamente in legno, il Comet si presentava come un pulitissimo bimotore monoplano ad ala bassa, sfoggiava, per l'epoca, soluzioni tecniche di estrema avanguardia, come gli ipersostentatori a spacco e il carrello completamente retrattile.
Il tronco anteriore della fusoliera era completamente occupato da tre serbatoi di carburante, dietro i quali sedevano in tandem primo e secondo pilota. I Motori erano due De Havilland Gipsy Six R, che azionavo due eliche bipala Ratier a due passi, il passo dell'elica variava automaticamente grazie ad un dispositivo barometrico che faceva passare automaticamente le eliche al passo massimo non appena la velocità superava i 241 Kmh. Hubert Broad collaudò il primo Comet ad essere terminato, quello per i coniugi Mollison l'8 settembre del 1934, il certicato di navigabilità venne ottenuto il 9 Ottobre, gli altri due vennero consegnati il 9 Ottobre, 11 giorni prima della gara. Il G-ACSR di Rubin, in livrea completamente verde e codici bianchi, venne affidato a Cathcart Jones e K.F. Waller, dati per dispersi in Iraq, terminarono la gara al quarto posto assoluto nella sezione velocità, per poi ripartire per l'Inghilterra con posta e pellicole e stabilire il record Londra Melbourne Londra,con tredici giorni di volo. Il G-ACSP dei coniugi Mollison, ribattezzato "Black Magic", completamente nero con codici e fregi color oro, fece una ottima prima parte di gara ma venne fermato da noie ai motori. Il G-ACSS di C.W.A. Scott e T. Campbell Black, vinse la gara. Vennero costruiti altri due Comet, uno per il governo francese, l'altro per Cyril Nicholson che finanziò due sfortunati tentativi di primato fra Londra e Citta' del Capo, nel secondo dei quali l'aereo venne perso in volo sul Sudan e l'equipaggio costretto a lanciarsi con il paracadute. Il "Grosvernor House" è tuttora conservato in condizioni di volo presso la famosa "Shuttleworth Collection", ne esitono anche un paio di repliche volanti.

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