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Testmonianze: La guerra in Umbria
Argomento: Storia : Moderna Data: 19/11/2004
Antero è il nome di mio padre. Nel 1943 aveva 10 anni e si trovava in Umbria a Panicale, provincia di Perugia. Di seguito riporto degli aneddoti che lui mi ha raccontato e che spaziano dal 1943 al 1946.


Di seguito riporto degli aneddoti che lui mi ha raccontato e che spaziano dal 1943 al 1946.

Quando è passato il fronte, la nostra casa che era al centro del paese è stata occupata due volte, prima dai tedeschi e poi dagli americani, sempre per farci il comando.
I tedeschi ritirandosi si sono portati via quasi tutto, gli americani no, però i tedeschi ci hanno lasciato un grammofono che aveva comprato mio padre, avevamo anche un centinaio di dischi. Mio padre non era al fronte perché era minatore in una miniera di lignite a Panicale, quindi essendo impegnato in un lavoro d'importanza strategica, non era partito. Il grammofono ancora me lo ricordo, era bellissimo in una valigia foderata di pelle rossa che si apriva, la marca era "La Voce del Padrone" con pure la figura del cane. Era moderno, poteva suonare un disco con una sola carica di manovella, i tedeschi ci suonarono tutti i dischi, quando arrivavano ad uno che non gli piaceva lo tiravano dalla finestra ci facevano il tiro al bersaglio con il fucile. Mio padre aveva una decina di discorsi di Mussolini, qualche canzonetta e un sacco di romanze di Caruso. I tedeschi suonavano sempre Lili Marlene e due dischi di Wagner che avevamo, più l'inno tutte le mattine, quello di Deutchland uber alles, lo piazzavano in finestra e facevano una cerimonia. Gli americani invece tirarono fuori dei dischi di Boggie Woggie e li facevano andare da mattina a sera, un tormentone, passavano Moonlight Serenade cento volte il giorno, i dischi degli americani erano strani, sembravano fatti di carta ero molto più sottili dei nostri, però suonavano.

Il giorno in cui i tedeschi abbandonarono il paese, tutti gli abitanti passarono la notte nel bosco, pioveva e faceva freddo, io passai tutta la notte con un coniglio in braccio.

Gli americani erano bei tipi, i tedeschi piazzarono due nidi di mitragliatrice fuori del paese, sulla strada, quando le prime avanguardie americane arrivarono, si fermarono e bombardarono quei due nidi per un paio d'ore, quando furono sicuri di averli polverizzati, arrivò un carro armato con una pala davanti, spianò la strada e coprì i crateri, poi entrarono in paese.

Gli aerei americani erano tanti, fiumi interminabili, passavano per ore, sempre duecento e più.

Eravamo tutti fascisti, non c'era neanche un comunista, il Re era un simbolo fortissimo, anche se era soprannominato "Sciaboletta", Mussolini un uomo dalle verità assolute, inconfutabili, quello che diceva lui si faceva e basta. Dopo erano tutti comunisti!

Quando si faceva il pane, a casa mia c'era il forno migliore del paese, all'alba venivano dieci quindici donne con la farina e coordinate da mia madre facevano le forme di pane per il giorno. Quello era pane buono, quello che ti davano con la tessera era nero e faceva schifo, avevo un cane che si chiamava Dik, neanche il cane e il maiale se lo mangiavano quel pane (considerato che in paese avevano autentica farina bianca, è probabile che il pane fosse cotto all'alba e di nascosto N.d.R.). Avevo l'incarico la mattina andando a scuola di portare le pagnotte più belle al Maestro e al Farmacista che era l'uomo più in vista del paese, era anche l'unico a possedere un'automobile e ben tre biciclette. L'automobile me la ricordo, era un'Alfa Romeo 1800 Touring, (a mio padre le automobili sono sempre piaciute tanto, lui ha fatto qualche gara in auto, suo fratello in moto nel dopoguerra sarebbe potuto diventare famoso se la sua futura moglie non lo avesse obbligato a smettere N.d.R.) era uguale a quelle che vedevo quando passava la Mille Miglia.
Quando la guerra si metteva male, il farmacista nascose la sua Alfa, dopo averla intelata per bene sotto un'enorme catasta di legna, dopo la guerra la tirò fuori.

Una volta stavo nella vigna di un contadino e c'era un carro armato americano di quelli grossi, un "Patton" (dovrebbe essere uno Sherman N.d.R.) fermo all'inizio di un viottolo che attraversava i filari, il soldato che usciva dalla torretta del carro stava discutendo con il contadino, uno parlava solo inglese, l'altro perugino stretto. L'americano voleva ostinarsi a passare sul viottolo che era sul bordo di una terrazza sostenuta da un muro di pietre a secco, il contadino diceva: "non c'argite sullo sterro (non passate sul viottolo) il muro s'a schiatta nun va tiene il peso (il muro si rompe non tiene il peso)"
Il capo carro, non capendo nulla si limitava a sorridere dicendo: "OK, OK" facendo grandi gesti al contadino di spostarsi , e lui rispondeva " No, l'ochi (le oche) non ci sono, qui c'è la vigna!"
"OK, OK" faceva l'americano e il contadino ribatteva di oche, polli e maiali. Dopo un paio di minuti di accesa discussione, il contadino manda al diavolo il carrista e si fa da parte, il risultato: Il carro avanza, il muro si "schiatta" e lo Sherman ruzzola in fondo al fosso con i cingoli in aria. L'equipaggio esce tutto acciaccato ed il contadino:" Ti lo detto che l'ochi non c'erano…." . Poi tutto il paese assistette allo spettacolo di un enorme camion americano che con una gru venne a tirare fuori il carro.

Quando i tedeschi sono andati via sulla strada principale hanno lasciato un'autoblindo loro di quelli grossi, fatti con le ruote davanti come un camion e i cingoli dietro, quelli portavano un sacco di soldati con un cannone lungo dietro (Famo? N.d.R.), andava in moto e non sò perchè l'avessero piantato li' in mezzo alla strada.
In capo a due giorni c'erano rimasti solo i longheroni del telaio, i contadini smontarono tutto, le ruote per il camion del podere, le ruote dei cingoli per farci dei carretti, le tavole di legno del pavimento sempre per i carretti, il motore rimpiazzo' quell vecchio del pozzo dell'acqua per i campi, i sedili non mi ricordo che fine fecero (possibile che in zona ci sia il motore di un Famo in giro? N.d.R)

Gli americani ridevano sempre ed erano generosi, ci regalavano a noi bambini tanta roba.
Una volta stavo tornando a casa da un giro per i campi quando vedo ferma sul ciglio della strada una jeep con tre soldati, sono fermi e stanno affettando una di quelle forme di pane bianco quadrate, avevano anche una scatola di carne aperta, io li guardo, loro guardano me, poi uno piglia il pane la carne e un barattolo di pesche sciroppate, lo mette in una bisaccia e, sorridendo, me la ficca al collo. Io lo stringo e scappo via verso casa di corsa, li sentivo ridere….era uno spettacolo vederli fumare, aprivano un pacchetto, si passavano fra loro due o tre sigarette e poi lo buttavano via mezzo pieno, per la gioia di noi ragazzini che andavamo a prenderle per poi rivenderle in piazza, un soldo per tre sigarette, noi ragazzini stavamo sempre intorno agli americani si rimediava sempre qualcosa, poi quando il paese divenne retrovia, ci insegnarono un gioco con la palla che non avevamo mai visto, il basket!

C'erano pure gli Inglesi, era meglio starne alla larga, erano antipatici e scorbutici, ti cacciavano via fra urla e pedate, noi li evitavamo.
I tedeschi non si vedevano ne si sentivano, si facevano i fatti loro, però mangiavano tutto quello che potevano mangiare, una volta un paesano ammazzò un tedesco con il forcone dentro la stalla, fra noi bambini si diceva che per farlo sparire lo avevano dato ai maiali.....

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