| A seguito della massiccia introduzione in servizio dei veicoli blindo/corazzati, in considerazione della quasi inesistente installazione di apparati radio sui mezzi in questione, si rese necessaria l'elaborazione di una codifica standardizzata per l'individuazione dei veicoli sul terreno.Nulla di nuovo sott al sole quindi, basti pensare che la funzione originale di uniformi e mostreggiature sino al primo conflitto mondiale era proprio quello di poter individuare i reparti in ambito tattico per poter loro impartire ordini in funzione dell'evoluzione tattica. Questo articolo ha lo scopo di illustrare quelli che sono stati i contrassegni tattici ufficiali adottati dai reparti appartenenti alle nostre unità corazzate dal 1922 al 1936. |
I contrassegni tattici La prima codifica dei contrassegni tattici per i veicoli blindati e corazzati era piuttosto complessa ed articolata. Detti contrassegni erano costituiti da una serie di forme geometriche, sia singole che aggregate, ordinate sia per disposizione delle stesse che per codici cromatici. Il loro scopo mirava ad individuare sia i carri comando di Squadrone (o Compagnia), plotone che i mezzi gregari. L'illustrazione sottostante riporta la prima versione elaborata dallo Stato Maggiore verso la metà degli anni Venti. | | | | Legenda: Sqd. = Squadrone - Cp. = Compagnia - Pl = Plotone | | L'ordinamento prevedeva un massimo teorico di sei compagnie, ognuna identificata da un colore univoco ed una serie di simboli che identificava i singoli mezzi sino a livello individuale. I colori erano: - Rosso per il primo Squadrone (o Compagnia)
- Bianco per il secondo Squadrone (o Compagnia)
- Arancione per il terzo Squadrone (o Compagnia)
- Azzurro per il quarto Squadrone (o Compagnia - solo teorico)
- Verde per il quinto Squadrone (o Compagnia - solo teorico)
- Nero per il sesto Squadrone (o Compagnia - solo teorico)
Abbiamo accennato prima a come la diffusione degli apparati radio in questo periodo fosse, almeno per quanto riguarda il nostro esercito, praticamente nulla, a parte le prime esperienze. Tutta l'azione dei mezzi corazzati del Regio Esercito doveva quindi venire coordinata a vista. Dovendo procedere per imitazione, era necessario che il carro comando potesse essere facilmente riconosciuto. Era inoltre essenziale che il codice dovesse essere prontamente visualizzato ai vari livelli di comando e gli ordini ai carri ed alla fanteria in accompagnamento venissero impartiti mediante un’asta di segnalazione con drappo rosso e bianco in base ad un codice, ispirato a quello in uso da secoli nella marina. Il sistema rimase in vigore sin oltre al tardo 1941, ossia quando si riuscì a dotare di apparati radio tutti i mezzi blindati e corazzati in servizio nella nostra forza armata. In seguito vennero adottate delle varianti che possiamo vedere nelle due illustrazioni che seguono. | | | | | | Nel tardo 1935, in concomitanza con l’inizio delle operazioni Africa Orientale, vennero adottati dei nuovi contrassegni, destinati a ridurne la visibilità a distanze superiori a quelle necessarie. | | | | Il posizionamento dei contrassegni tattici I contrassegni furono originariamente concepiti per l'impiego sui soli mezzi corazzati, ma dal 1928 furono previsti anche per le autoblindo. | | Carri Fiat 3000 I Fiat 3000 portavano i contrassegni tattici in torretta, sia lateralmente che posteriormente. Oltre a questi, essi portavano sia anteriormente che sul longherone paracarrelli tre gruppi di numeri bianchi separati da punti. Il primo gruppo, rappresentato in numeri romani indicava il battaglione, gli altri due erano la rappresentazione in numeri arabi rispettivamente della compagnia ed il numero del carro all'interno di quest'ultima. Esistono numerose immagini di Fiat 3000 con le diverse tipologie di contrassegni tattici regolamentari e le immagini successive si riferiscono al carro comando della prima Compagnia del IV Battaglione. | | | | Carri Veloci 29 Questi inizialmente portavano come contrassegno solo due gruppi di numeri arabi, ancora una volta dipinti in bianco, sulle fiancate, sui due cassoni posteriori e sulla piastra frontale inferiore a rappresentare la compagnia ed il numero del carro al suo interno. Il carro comando della seconda compagnia ad esempio, portava la numerazione 2 1. Essendo i plotoni su quattro carri il carro comando del primo plotone, sempre della seconda compagnia, era identificato dai numeri 2 2 ed i carri gregari rispettivamente dal 2 3, 2 4 e 2 5. Il 2 6 era invece quello del comandante del 2° plotone e così via fino al completamento del 3° plotone. Successivamente vennero adottate sulle fiancate e sul cassone posteriore destro le insegne standard viste in precedenza, mentre vennero mantenuti sul cassone posteriore sinistro e sulla piastra frontale i due gruppi di numeri arabi subito sopra descritti. Non si sono trovate fotografie dei Carden Lloyd. con i contrassegni ridotti ai soli contorni. Le immagini sottostanti riportano i contrassegni tattici del terzo CV 29 gregario del secondo plotone del terzo Squadrone. | | | | Carri Veloci 33 I Carri Veloci di produzione italiana derivati diretti dei Carden Lloyd, fino al 1935 distribuiti al Reggimento Carri Armati portavano i contrassegni regolamentari sui due lati inferiori della sovrastruttura, sulla corazza inclinata (sotto il portello di visuale) e al centro dello scudo circolare posteriore. I numeri erano riportati sulla piastra frontale dello scafo e sui due lati del distintivo sulle fiancate della sovrastruttura. Vennero aboliti con il passaggio dei carri alla Fanteria nel 1936. Differenti erano quelli del Reggimento Cavalleggeri Guide (cavalleria corazzata) che esamineremo a parte. Le immagini che seguono si riferiscono al carro comando del terzo plotone della prima Compagnia. | | | | Autoblindo Per quanto l'impiego delle autoblindo nel periodo di riferimento fosse stato abbastanza cospicuo sia in Patria che in colonia, le uniche blindo che sembra abbiano portato le insegne regolamentari nel periodo di riferimento furono le Lancia 1ZM in Patria e le Fiat-Terni in Libia. Le 611 (introdotte nella primavera 1935) ebbero soltanto il numero individuale che le distingueva all’interno del plotone, dipinto in bianco sulla torretta (da 1 a 5). Le immagini di seguito riportate sono relative ad una 1ZM operante in Abissinia. Le insegne appaiono essere quelle della decima blindo appartenente alla quarta sezione della seconda squadriglia. | | | | Testo a cura di Fabio d'Inzeo e Nicola Pignato | |
Note:I disegni riportati a complemento del testo sono a puro titolo esemplificativo, mentre le fotografie sono a comprova dell'avvenuta utilizzazione dei contrassegni standard su dei mezzi reali.
Bibliografia: - N. Pignato: Dalla Libia al Libano, Scorpione, Taranto, 1989. Vedi per Fiat-Terni, pag. 23, per Fiat 611, pag. 28; tavole a colori B ed E di pag. 155
- N. Pignato – F. Cappellano: Insegne, Uniformi, Distintivi e Tradizioni delle Truppe Corazzate Italiane, T & T, Argenta (FE) 2005
| | |
|