| Immaginate 3.500 carri da guerra che corrono verso di voi, 7.000 cavalli lanciati al galoppo su di un terreno pianeggiante e polveroso, 10.500 uomini che urlano, scoccano frecce e lanciano giavellotti! Questo è quello che probabilmente Ramsete II vide nella piana siriana vicino alla città di Kadesh. Aggiungete 37.000 fanti armati per il combattimento individuale in maniera pesante. Ramsete aveva sottovalutato l’enorme potenziale tattico e strategico degli Ittiti, Matuwatalli avrebbe fermato l’espansionismo egizio in Siria. |
Gli Ittiti svilupparono il carro da guerra in epoca molto antica, introdotto nel corso del XVIII secolo a.C. fu utilizzato dal primo re Ittita, Anitta, nel corso di numerosi scontri. La testimonianza scritta di Anitta rappresenta il più antico documento circa l’utilizzo dei carri da guerra nella storia militare.
L’invenzione del carro da guerra non è in ogni caso ittita, già i sumeri svilupparono due tipi di carri; a uno e a due assi. Risultavano però molto pesanti e quindi non adatti all’utilizzo in battaglia, essi furono utilizzati come veicoli per il trasporto di merci e persone. Occasionalmente utilizzati anche in battaglia non furono però mai un elemento decisivo, solo gli ittiti e poi gli egizi svilupparono in modo sostanziale le tecniche di combattimento con i carri. In questi due eserciti lo sviluppo di quest’arma fu decisivo per la conservazione e l’espansione dei loro domini.
Il carro da guerra ittita era formato da un telaio di legno a cui erano fissate delle cinghie di cuoio; due ruote a sei raggi giravano sull’unico asse. Solo i cerchioni erano realizzati in maniera massiccia per resistere alle sollecitazioni, il resto della struttura veniva progettata per pesare il meno possibile. Il peso complessivo di un carro da guerra di questo genere si valuta fosse di circa 25 chili, verosimilmente trasportabile da un solo uomo. Inizialmente i carri da combattimento ittiti erano equipaggiati con due uomini ( come dimostra un rilievo egizio dell’epoca di Mursili II – 1318/1290 a.C.), uno era armato d’arco mentre il secondo fungeva da auriga e proteggeva ambedue con uno scudo.
Nella sopracitata battaglia di Kadesh invece l’equipaggio del carro era salito a tre persone. Il terzo soldato reggeva lo scudo lasciando l’auriga libero di dedicarsi alla guida del carro. La presenza di questo terzo soldato tornava utile quando, dopo il primo assalto, si passava allo scontro corpo a corpo. I carri da guerra avevano in dotazione lunghe lance proprio per quest’attività. Il carro da guerra era stato trasformato in un’unità tattica multiruolo!
Pilastro fondamentale dell’unità carro da guerra era, ovviamente, il cavallo. Base fondamentale delle conoscenze attuali sull’addestramento dei cavalli è il “Testo di Kikkuli” dove furono raccolte tutte le esperienze di questo geniale addestratore d’animali. Questo libro testimonia di un livello di conoscenza nell’addestramento dei cavalli impareggiabile anche ai tempi nostri. Si descrivevano il carattere dei cavalli e come entrare in sintonia con loro, l’organizzazione dell’addestramento che doveva essere eseguito da chi avrebbe poi guidato il carro proprio per avere la massima sintonia con l’animale. L’addestramento dei cavalli iniziava a marzo e si concludeva in autunno con l’utilizzo di un numero molto elevato di schiavi per il foraggio, i cavalli erano addestrati sempre in coppia per ottenere il massimo affiatamento. Quest’ultima pratica creava delle difficoltà quando uno dei due cavalli moriva in battaglia, il superstite accettava un nuovo compagno soltanto dopo un accurato riaddestramento. La natura particolarmente costosa di queste unità ne faceva appannaggio esclusivo delle classi agiate. L’aristocrazia guerriera e la casa reale erano le uniche in grado di equipaggiare e mantenere una simile forza militare.
L’utilizzo dei carri avveniva come attacco frontale alla formazione avversaria ma non era possibile concentrare una simile quantità di carri in un unico attacco, si creavano così delle ondate successive. Questi dovevano anche attaccare i fianchi dello schieramento per scompaginare la formazione e inseguire, decimandoli, i nemici in ritirata. Per sfruttare al meglio le caratteristiche dei carri gli ittiti prediligevano scontri in campo aperto dove poter dare sfogo alle formazioni e alle tattiche basate sui carri da guerra. Le panoplie dei guerrieri ittiti erano composte di un elmo con protezione per le guance e la nuca, scudi in pelle stesa su un’intelaiatura di legno con una forma simile al numero otto ( descrizione fatta do Omero nell’Iliade – gli Ittiti combatterono come mercenari per i Troiani??) che erano però utilizzati solo sui carri, la fanteria li usava raramente, almeno secondo l’interpretazione delle fonti figurative disponibili.
Sull’abbigliamento dei soldati ittiti si possono formulare diverse ipotesi visto che non esistono delle descrizioni precise. Secondo l’analisi dei rilievi egizi, che più di una volta arrivarono alle mani con gli ittiti, questi erano vestiti con una lunga tunica che terminava alle caviglie, questa tunica era rivestita di placche di bronzo lunghe sei centimetri che costituivano una sorta di corazza che potrebbe in parte spiegare la scarsa diffusione degli scudi presso la fanteria pesante.
Nel prossimo articolo proseguiremo con l’organizzazione dell’esercito Ittita. |
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