: La legione romana |
Inviato da Vito Zita il 21/3/2008 11:34:16 (9384 letture)
| La legione romana (dal latino legio, derivato del verbo legere, "raccogliere assieme") era l'unità militare di base dell'esercito romano. Corrispondeva, grosso modo, alla divisione di un esercito odierno, e normalmente era stanziata in una provincia, di cui aveva la responsabilità della sicurezza e della difesa militare. Nella storia di Roma, l'esercito ha potuto contare su un massimo di 60 legioni all'apice della sua potenza, e su un minimo di 18 nel periodo di massima crisi. Nel passaggio dalla Repubblica all'Impero l'esercito, e con esso la struttura della legione, venne ristrutturato profondamente. A causa del grande successo militare della Repubblica Romana e, in seguito, dell'Impero Romano la legione è stata a lungo considerata un modello da seguire in efficienza militare ed abilità. | Legione delle origini All'inizio della storia di Roma la legione si componeva di 3.000 fanti e 300 cavalieri. Fanti e cavalieri venivano arruolati nell'ordine di 1.000 fanti e 100 cavalieri per tribù: le tribù presenti erano 3, ovvero i Tities, i Ramnes e i Luceres. I fanti erano comandati da 3 tribuni militum, ognuno di essi comandava 1.000 fanti, mentre i cavalieri erano comandati da 3 tribuni celerum, uno ogni 100 cavalieri. La legione, normalmente, utilizzava in combattimento la formazione a falange. Questa disposizione era vantaggiosa in caso di combattimenti su terreni pianeggianti, tuttavia, quando l'esercito romano si trovò a dover operare nei territori montuosi dell'Italia centrale, come nelle guerre contro i sanniti, si resero necessari profondi cambiamenti.
Legione dopo la guerra con i sanniti I legionari si dividevano in 4 gruppi principali più 2 secondari: i principali erano i velites, gli hastati, i principes e i triarii mentre i due secondari si chiamavano rorarii e accensi. In formazione da combattimento i velites, armati alla leggera e con armi prevalentemente da lancio come archi, piccoli giavellotti e fionde, si disponevano davanti alla legione: nella prima fila, secondo Polibio, venivano schierati gli hastati, armati di hasta, termine che indica sia la Lancea da urto che il giavellotto pesante Pilum; dietro di loro si presentavano i principi, legionari più addestrati che andavano a formare la seconda linea[1], mentre la terza linea era formata dai triarii, veterani che costituivano le riserve della legione. Normalmente erano disposti assieme ai triarii anche i rorarii e gli accensi, i primi giovani ed inesperti, gli altri poco affidabili. Questi altri due ordini rappresentavano un retaggio della quarta e della quinta fila della ormai abbandonata falange oplitica. Triarii, rorarii ed accensi erano organizzati in 3 manipoli di 180 uomini l'uno. Ciascun manipolo era chiamato ordo. Tutta la legione in epoca repubblicana era suddivisa in manipoli (coppie di centurie) e non in coorti come invece avvenne in epoca imperiale. La disposizione in battaglia era a scacchiera e, come detto prima, i velites costituivano la prima fila dello schieramento; armati con armi da lancio e, facilitati dall'assenza di armatura, avevano il compito di provocare il nemico con missili (sassi e pila per esempio). Una volta lanciate le loro armi, i velites si ritiravano attraverso i varchi della seconda fila (quella degli hastati) e si schieravano in genere nello spazio tra i principes e i triarii o a sostegno della cavalleria.
Una volta compiuta questa operazione, subentravano gli hastati (avanzati attraverso i varchi dei velites). Essi erano armati con uno o due pila che venivano lanciati quando il nemico si trovava ad una distanza compresa tra i 10 e i 30 metri, prima di ingaggiare l'eventuale corpo a corpo.
Se non bastava l'urto degli hastati, avveniva la stessa manovra fatta precedentemente (ritirata degli hastati attraverso i varchi tra i principes e contemporanea avanzata di questi ultimi).
I principes (armati allo stesso modo degli hastati) adottavano la stessa tattica, cioè lancio dei pila e combattimento corpo a corpo.
Se anche questo urto non bastava a sconfiggere il nemico, entravano in azione (ma avveniva in casi eccezionali) i triarii, i quali erano armati con una lancia da urto lunga più di 3 metri ed entravano in azione a ranghi serrati, quasi disposti a falange. Da qui il detto latino "Res ad Triarios rediit", la cosa è affidata ai triarii, per indicare che si gioca l'ultima possibilità di riuscita.
Legione all'epoca di Mario Gaio Mario al fine di arruolare più soldati aprì la legione ai volontari anche se erano nullatenenti, sfruttando al massimo gli alleati italici e ottenendo una grande superiorità numerica rispetto a quella di tanti altri eserciti dell'epoca. Ma il numero non fu il solo punto di forza delle legioni di Roma: il loro addestramento e la loro incrollabile disciplina erano l'invidia del mondo civilizzato.
Scomparvero le divisioni in velites, hastati, principes e triarii, i quali nomi restarono per secoli ancora come identificativi di gradi e di unità come tradizione militare. Altra grande innovazione di Gaio Mario fu la suddivisione della legione in coorti, di 6 centurie l'una, che quindi formava un'unità più solida del manipolo e più maneggevole della legione.
Non solo il merito del console di origini popolari fu quello di rendere la figura del legionario una figura professionale e completamente indipendente nell'approvvigionamento poiché ogni legionario fu equipaggiato (a sue spese) di tutto l'occorrente per provvedere alla propria autonomia durante le lunghe marce.
Per altro il legionario era si più autonomo nell'approvvigionamento ma meno agile nei movimenti di marcia, la conseguenza di ciò lo costrinse a trasportare diverse decine di chilogrammi di equipaggiamento.
Legione imperiale Con Ottaviano Augusto la legione cambiò struttura, aumentando i suoi effettivi fino a 5.120 soldati, essenzialmente fanti ma anche cavalieri (120 per legione). La legione imperiale era divisa in 10 coorti, che al loro interno contavano 3 manipoli oppure 6 centurie. La prima coorte era diversa dalle altre nove ed aveva 5 centurie anziché 6, ma con il doppio di soldati per centuria. Gli ufficiali della legione imperiale erano quindi, partendo dal basso:
59 centurioni, di cui il più alto in grado era chiamato Primus Pilus; 1 tribuno al comando della cavalleria, il sexmenstris, in carica 6 mesi; 5 tribuni angusticlavii, di ordine equestre, ciascuno al comando di 2 coorti; 1 prefetto del campo; 1 tribuno laticlavio dell'aristocrazia senatoria; 1 legato di legione a cui era affidato il comando della legione: nel caso di più legioni in una stessa provincia vi era un legato d'armata che comandava i legati di legione.
Armi ed equipaggiamento - Armi da difesa Tutte le armi dei legionari romani hanno subito negli anni delle storia di Roma antica una evoluzione. Le armi da difesa del legionario romano comprendevano:
La lorica in una delle sue varianti: lorica hamata, lorica squamata, lorica segmentata, lorica musculata erano disegnate per essere flessibili, ma resistenti. Uno scutum o scudo (con particolari decorazioni per ogni unità) Un balteus o cingulum militaris (cintura per reggere le armi e per decorazione) Un elmo, chiamato cassis (con protezioni per collo e orecchie). L'elmo poteva avere anche una cresta, solitamente per sottufficiali e ufficiali. caligae o cioè sandali da marcia e una tunica di colore rosso era comune a tutti i legionari.
- Armi di offesa I legionari romani in assetto da battaglia disponevano di tre tipi diversi di armi per offendere:
Il gladius o gladio una spada con una lama lunga circa 50-55 cm, l'arma per eccellenza del legionario romano, portato alla destra della cintura. Il pilum ovvero il giavellotto, che aveva il compito dopo il lancio di ficcarsi nello scudo dell'avversario che era costretto a privarsene e rendere quindi vantaggioso il corpo a corpo per il legionario. Il pugio pugnale che veniva portato agganciato al balteus.
Stanziamenti delle legioni romane I generali romani, durante la guerra civile che portò Augusto al potere, formarono le proprie legioni e le numerarono a loro piacere. Quando la guerra terminò, il nuovo impero ebbe a sua disposizione circa cinquanta legioni. Molte di esse avevano la stessa numerazione (si ebbero infatti più legioni col numero X, ad esempio). Augusto riorganizzò l'esercito, definì il salario dei soldati e la numerazione delle legioni. In questo periodo ci fu un grande numero di legioni Gemina (gemelle), nel caso in cui due legioni venissero unite in un'unica entità.
Questa lista mostra gli stanziamenti delle legioni romane intorno all'anno 80:
1. Legio VIIII Hispana: York 2. Legio XX Valeria Victrix e Legio II Adiutrix: Chester 3. Legio II Augusta: Caerleon 4. Legio XXII Primigenia e Legio X Gemina: Nimega 5. Legio VI Victrix: Neuss 6. Legio XXI Rapax: Bonn 7. Legio XIV Gemina: Magonza 8. Legio I Adiutrix: presso Magonza 9. Legio VIII Augusta: Strasburgo 10. Legio XI Claudia: Vindonissa 11. Legio XV Apollinaris: Carnuntum 12. Legio XIII Gemina: Poetovio 13. Legio VII Claudia: Viminacium 14. Legio V Macedonica: Oescus (l'odierna Gigen) 15. Legio I Italica: Novae (l'odierna Svishtov) 16. Legio V Alaudae: presso il Danubio 17. Legio IV Flavia Felix: Burnum 18. Legio XVI Flavia Firma: Satala 19. Legio XII Fulminata: Melitene 20. Legio VI Ferrata: Samosata 21. Legio IV Scythica: Zeugma 22. Legio III Gallica: presso Damasco 23. Legio X Fretensis: Gerusalemme 24. Legio XXII Deiotariana: Nicopoli 25. Legio III Cyrenaica: Coptos 26. Legio III Augusta: Lambaesis 27. Legio VII Gemina: León
Divisione dei compiti La truppa delle legioni si distingueva principalmente in base al fatto che gli uomini fossero o meno impiegati in attività gravose, manuali o fisiche.
I programmi di marcia, di costruzione dell'accampamento, di carregiare, acquedotti, lavori in miniere o cave, le guardie ed oneri vari più la costante partecipazione in altre costruzioni civili, facevano dei legionari delle vere e proprie macchine di costante produzione. Questa politica di continua attività era promossa anche per evitare i rischi che l'abbandono di simili truppe armate avrebbero potuto comportare per la società. In base a questo si possono distinguere quindi due categorie di legionari: gli immunes e i munifex.
Gli immunes erano esenti da fatiche perché specializzati in qualche mestiere tecnico di interesse generale: artigiani, muratori, infermieri, fabbri, costituivano quasi tutta la prima coorte della legione.
I munifex rappresentavano la maggioranza del corpo legionario, non avevano nessun tipo di valore aggiunto e la loro funzione consisteva né più né meno nel fare la guerra.
Legione tardo-imperiale Gli sviluppi successivi furono vari: col passare degli anni sempre più cittadini delle province extra-italiche divennero legionari (sino a quel momento i legionari provenivano essenzialmente dall'Italia) e molti di essi divennero anche ufficiali; con Settimio Severo i legionari ebbero il permesso di sposarsi; con Gallieno i cavalieri da 120 per legione aumentarono fino a 750 e la legione non venne più comandata da legati di rango senatorio ma da prefetti di rango equestre.
Dopo la riforma di Costantino I, l'esercito romano venne diviso in domestici, scholae, vexillationes, auxilia, legiones (legioni): questi ultimi tre corpi, inoltre, furono divisi in palatina e comitatensis. L'organico delle legioni si ridusse a 1500 (millecinquecento) uomini, indebolendone così la struttura.
La legione divenne così un'unità come tante e non più l'unità armata d'élite che aveva reso grande l'Impero romano.
----------- Note 1) In realtà, come già suggerisce il nome, in origine i principes (di età media) erano schierati in prima linea e solo successivamente li si volle proteggere con gli hastati, normalmente più giovani, lasciando comunque ai veterani (triarii) l'ultima fila. Cfr. Tito Livio, Storie, a cura di P. Ramondetti, Torino, UTET, 1989, vol. 3 (libri XXI-XXV, p. 238, nota 1).
Fonte: Wikipedia libera enciclopedia
|
|
|