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Storia : Moderna : Impiego dei carri R-35 da parte del Regio Esercito in Sicilia
Inviato da lele19712000 il 29/11/2010 18:33:10 (11110 letture)

Storia : Moderna

 
Impiego dei carri R-35 da parte del Regio Esercito nel corso delle operazioni in Sicilia nel corso della Seconda guerra mondiale
Il presente articolo ha lo scopo di delineare l’impiego del carro francese di preda bellica Renault R-35 da parte del Regio Esercito (R.E.) in Sicilia durante le operazioni svolte in contrasto dello sbarco alleato del 10 luglio 1943. Al fine di presentare informazioni utili per l’ambito modellistico (eventuale realizzazione di diorami) si cercherà quanto più possibile di indicare luoghi e unità impegnate sia per quanto riguarda le unità italiane sia per quanto riguarda le unità alleate che vi si opposero. La fonte principale utilizzata per questo studio focalizzato sull’impiego del carro R-35 è il volume “le operazioni in Sicilia e in Calabria, luglio-settembre 1943” edito dallo Stato Maggiore dell’Esercito nel 1989.
 


Impiego dei carri R-35 da parte del Regio Esercito nel corso delle operazioni in Sicilia nel corso della Seconda guerra mondiale
Il presente articolo ha lo scopo di delineare l’impiego del carro francese di preda bellica Renault R-35 da parte del Regio Esercito (R.E.) in Sicilia durante le operazioni svolte in contrasto dello sbarco alleato del 10 luglio 1943. Al fine di presentare informazioni utili per l’ambito modellistico (eventuale realizzazione di diorami) si cercherà quanto più possibile di indicare luoghi e unità impegnate sia per quanto riguarda le unità italiane sia per quanto riguarda le unità alleate che vi si opposero. La fonte principale utilizzata per questo studio focalizzato sull’impiego del carro R-35 è il volume “le operazioni in Sicilia e in Calabria, luglio-settembre 1943” edito dallo Stato Maggiore dell’Esercito nel 1989.
Organizzazione iniziale
Tutti i carri R-35 impiegati in Sicilia dal R.E. appartenevano al 131º reggimento (rgt.) Carri. Questo rgt. fu costituito in Siena il 27 luglio 1941, inizialmente assegnato alla Divisione Corazzata "Centauro" e schierato in Friuli. Successivamente nel gennaio 1942, il reparto, reso autonomo, venne trasferito in Sicilia in previsione di un possibile sbarco alleato nell’isola.

Al rgt. erano assegnati 102 carri[1] così suddivisi:
  - nucleo comando di rgt.: 2 carri
  - nucleo comando 101º (CI) battaglione (btg.): 2 carri
  - 1ª compagnia (cp.) inquadrata nel 101º (CI) btg. : 16 carri
  - 2ª cp. inquadrata nel 101º (CI) btg. : 16 carri
  - 3ª cp. inquadrata nel 101º (CI) btg. : 16 carri
  - nucleo comando 102º (CII) btg. : 2 carri
  - 4ª cp. inquadrata nel 102º (CII) btg. : 16 carri
  - 5v cp. inquadrata nel 102º (CII) btg. : 16 carri
  - 6ª cp. inquadrata nel 102º (CII) btg. : 16 carri

Il comando della 6ª Armata, a cui competeva la difesa della Sicilia, aveva deciso la costituzione di 8 gruppi mobili (denominati da “A” ad “H”) al fine di rafforzare le difese degli 8 aeroporti presenti nell’isola. Gli aeroporti, infatti, erano considerati obiettivi primari per la forza d’invasione. I gruppi mobili oltre che da una compagnia carri (R-35 o FIAT 3000) erano costituiti in linea di massima da una cp. di fanteria autotrasportata, da una cp. moto mitraglieri, da una cp. semoventi contro-carro da 47/32, da una batteria di artiglieria motorizzata e da una sezione controaerei da 20mm.
All’arrivo in Sicilia il 131º rgt. carri cessò di esistere come unità organica e i suoi elementi vennero suddivisi tra i vari gruppi mobili in fase di costituzione, tutti i gruppi mobili impiegati in Sicilia tranne il gruppo mobile “H” ebbero in forza i carri R-35.
Al XVI Corpo d’Armata incaricato della difesa della parte orientale della Sicilia fu assegnato il 101º btg. che fu suddiviso nei gruppi mobili come segue:

  - 1ª cp., gruppo mobile “E” dislocato a Niscemi;
  - 2ª cp. (tranne il 1º plotone), gruppo mobile “F” dislocato a Rosolini
  - 2ª cp. 1º plotone, gruppo mobile “G” dislocato a Comiso
  - 3ª cp. e nucleo comando 101º btg., gruppo mobile “D” dislocato a Misterbianco

Al XII Corpo d’Armata incaricato della difesa della parte occidentale della Sicilia fu assegnato il 102º btg. che fu suddiviso nei gruppi mobili come segue:

  - 4ª cp., gruppo mobile “A” dislocato a Paceco
  - 5ª cp. e nucleo comando 102º btg., gruppo mobile “C” dislocato a Portella Misilbesi
  - 6ª cp., gruppo mobile “B” dislocato a Santa Ninfa

Le operazioni
Le compagnie del 131º rgt., suddivise come abbiamo visto, parteciparono alle operazioni contro gli alleati all’interno dei diversi gruppi mobili condividendone le sorti.
Segue il dettaglio dei fatti d’arme noti:

1ª compagnia

I comandi italiani iniziarono ad acquisire informazioni sulle operazioni di sbarco in corso sulla spiaggia di Gela alle ore 2:50 del 10 luglio. Alle ore 3:15 il Gen. Rossi, Comandante il XVI C. d’A., iniziò a diramare gli ordini per la reazione delle truppe dell’Asse. Il gruppo mobile “E” (che poteva contare su 12 carri R-35 operativi) ricevette l’ordine di portarsi in posizione presso l’aeroporto di Ponte Olivo nella piana sottostante Niscemi. Alle ore 5:30 il gruppo mobile ricevette l’ordine di portarsi in aiuto del Comando del 429º btg. costiero che era circondato dal nemico ed alle ore 7:00 riuscì ad attestarsi alle porte di Gela nei pressi del passaggio a livello. Il gruppo mobile fu facile bersaglio dell’aviazione alleata e delle artiglierie navali dell’incrociatore Boise che ridussero a cinque il numero dei carri efficienti con cui l’unità fu in grado di penetrare nell’abitato di Gela ed ingaggiare combattimento con i Rangers della forza “X’ del Ten. Col. Darby che riuscirono utilizzando i bazooka ed un pezzo c/c da 37mm appena giunto dalla spiaggia a mettere fuori combattimento altri due carri[2]. Allo scontro dentro Gela partecipò anche la 2ª cp. del 102º btg. controcarri da 47/32 che perse quattro pezzi ed i relativi trattori[3]. A conclusione della mattinata i resti del gruppo mobile si ritirarono in località Monte Castelluccio vicino all’aeroporto di Ponte Olivo[4]. Per la mattina del giorno 11 fu pianificato un massiccio contrattacco che doveva vedere un azione coordinata della Div. Livorno e della Div. H. Goering in direzione di Gela. Il gruppo mobile “E” (quel poco che ne rimaneva) fu inserito nella colonna di sinistra del dispositivo italiano (contiguo alla colonna di destra del dispositivo tedesco[5]) insieme al III btg. del 34º rgt. fanteria (ftr.). La colonna di sinistra della Livorno mosse all’attacco alle ore 6:30 muovendo lungo la strada 117 Ponte Olivo – Gela, alle ore 8:00 incontrò le avanguardie americane (3º btg. 26º rgt. ftr. USA) attestate ai Poggi Frumento e Molinazzo, travolgendole di slancio. Alle ore 9:00 circa la colonna comprendente il gruppo mobile “E” incontrò la seconda linea americana a Poggio Rosario e Case Salera, grazie all’appoggio del fuoco navale fornito con abbondanza dall’incrociatore Savannah le unità terrestri americane resistettero per tre ore prima di cedere le posizioni alla forza italiana attaccante.
Alle ore 11:30 la colonna, profondamente decimata negli scontri sostenuti sino a quel punto, arrestò il suo slancio al posto di blocco alla periferia di Gela. Il fallimento dell’attacco delle forze dell’asse fece si che nel pomeriggio fu diramato l’ordine di ripiegare, la colonna del III/34º con il gruppo mobile “E” fu tra le poche in grado di sganciarsi ed alle 17:45 raggiunse il km 26 della strada 117 dove, attestatasi a difesa, fu in grado di respingere un primo contrattacco del 26º rgt. americano iniziato alle ore 22:00. A mezzanotte i resti della colonna partirono in direzione delle basi di partenza di Monte Castelluccio. 
Alle ore 2:30 del giorno 12 iniziò l’attacco del 26º rgt. ftr. USA supportato dal secondo btg. del 18º rgt. avente per obiettivo la conquista dell’aeroporto di Piano Lupo. La posizione di Monte Castelluccio rimase in mani italiani fino alle 7 del mattino quando le forze attaccanti (2º btg. del 26º rgt.) ebbero la meglio annientando o catturando quasi completamente le forze che in mattinata avevano composto la colonna di sinistra del dispositivo di attacco italiano.
Gli ultimi tre carri R-35[6] del gruppo mobile “E” insieme ad altri residui elementi del gruppo (l’intera 9ª btr 75/18 del III gruppo del 54º rgt. art. Napoli) riuscirono a raggiungere Caltagirone dove si misero alle dipendenze del Comando della XVIII brigata costiera e con esso ripiegarono su Belpasso il giorno 14. Il giorno 18 luglio la XVIII brigata costiera fu sciolta e i rimanenti reparti mobili furono aggregati alla XIX brigata costiera che proseguì la ritirata verso Messina lungo la strada statale costiera 113. L’8 di agosto quel che rimaneva del gruppo mobile “E” era attestato insieme al 435º btg. della XIX brigata costiera ed alla 29ª Div. Panzergrenadier sulla costa settentrionale della Sicilia alle pendici del Monte S.Fratello quando alle 3:15 cominciarono a sbarcare alle loro spalle, nei pressi del torrente Rosmarino, le prime unità del 2º btg. ftr. del 30º rgt. della 3ª Div. USA. Scopo dello sbarco era quello di aggirare le posizioni tedesche di S. Fratello che resistevano da due giorni agli attacchi del 15º rgt. ftr. USA. Le unità dell’asse furono completamente sorprese dallo sbarco e si trovarono schiacciate tra il nuovo attacco da occidente questa volta condotto dal 7º rgt. ftr. americano e la compagnia “G” del 2º/30º rgt. che sbarrava la strada statale 113 ad oriente. Nelle prime ore della mattina le forze dell’Asse affidarono ad un distaccamento di fanti supportati da due Panzer IV e due R-35 le loro speranze di aprirsi la strada verso lo stretto. L’attacco si infranse a metà strada tra S.Agata di Militello ed il torrente Rosmarino contro le forze americane disposte a cavaliere della statale. Queste ultime, oltre che dalla citata “G” Company, erano costituite dal 3º plotone (quattro Sherman) della “B” Company del 753º btg. carri e da una batteria del 58º btg. di artiglieria corazzata dotata di quattro semoventi M-7. L’azione italo tedesca fu breve e senza esito e costò la perdita di tutti e due gli R-35 e di uno dei Panzer. Non risulta che nessun carro R-35 aggregato alla XIX brigata costiera sia stato in grado di passare il torrente Rosmarino verso est.

2ª compagnia
Agli ordini del Cap. Da Conto si trovò ad operare in contrasto alle forze dell’8ª Armata britannica sbarcate nella cuspide sud orientale della Sicilia. Alle ore 10:00 del 10 giugno il gruppo mobile “F” ricevette l’ordine di muovere da Rosolini ed avanzare verso Pachino. I 10 carri della 2ª cp. operanti all’interno di questo gruppo mobile partirono alle 10 e 15 insieme ad altri elementi mobili. Alle ore 13:00 al bivio con la strada Noto-Pachino la 2ª cp. entrò in contatto con l’avanguardia della 51ª Div. ftr. Britannica e perse 4 carri nello scontro che si prolungò fino alle 3 del pomeriggio, quando i rimanenti 6 carri si sganciarono in direzione di Rosolini. Alle ore 16:00 iniziò l’attacco alleato che costrinse i resti del gruppo mobile “F” a ripiegare fino al caposaldo di Bonivini-Modica (a metà strada tra Rosolini e Pachino) dove la resistenza fu protratta fino alla mattina dell’11 luglio. Alle ore 5:30 i britannici facendo uso di mezzi corazzati mossero per l’attacco decisivo ed il caposaldo venne evacuato alle ore 11:00, non risulta che nessun carro sia stato in grado di ripiegare[7].
3ª cp.: nell’ambito della preparazione per la controffensiva decisa in direzione di Siracusa, alle ore 8:00 del 10 luglio il gruppo mobile “D” ricevette l’ordine di partire con destinazione Solarino muovendo da Misterbianco lungo la strada Carlentini-Sortino. Il gruppo mobile “D”, e con esso i 18 carri R-35 che ne facevano parte, giunsero a destinazione alle ore 19:30 dopo sette ore e mezza di movimento. Alle ore 6:00 i carri mossero lungo la strada Solarino-Floridia insieme al complesso di forze incaricato di condurre la controffensiva. Dopo appena un km le unità italiane incontrarono l’avanguardia della 13ª brigata della 5ª Div. ftr. inglese che procedeva in senso opposto che inchiodò i due opposti complessi di forze in un combattimento d’incontro che si prolungò fino alle ore 13:00. Nel corso di questo combattimento un plotone carri fu inviato in località Ponte Diddino per contrastare infiltrazioni nemiche avvenute nei pressi del bivio per Sortino. Alle ore 13:00, per evitare di essere accerchiate, le unità italiane ripiegarono sulle colline a nord ovest di Solarino dove alle ore 17:00 respinsero un ulteriore assalto della 13ª brigata. Il giorno 12 al fine di migliorare il coordinamento delle azioni italiane e tedesche che stavano subendo sempre maggior pressione da parte delle unità inglesi, fu deciso di inviare un plotone carri per formare un “corridoio di collegamento” con le unità tedesche agli ordini del Col. Shmaltz (complesso di forze distaccate dalla Div. “H. Goering” e dalla Div. “Sizilien”) operanti sul fianco sinistro del dispositivo nazionale. Alle ore 14:00 quattro carri partirono lungo la strada per Solarino ma dopo appena 200 metri si trovarono difronte un posto di blocco della 69ª brigata della 50ª Div. ftr. inglese. Il primo carro del C.te di plotone (S.Ten. Profico) saltò su una mina, il secondo venne distrutto da un colpo di cannone ed il terzo centrato da un altro colpo di cannone al cingolo destro si rovesciò nella scarpata. Il quarto carro, su cui si era balzato il S.Ten. Profico rimasto illeso all’esplosione del suo carro, riuscì a passare attraverso il posto di blocco resistendo ad una granata che colpì la fronte della torretta. Il carro proseguì a tutta velocità in direzione di Floridia sparando con il cannone e la mitragliatrice contro un autocolonna nemica che avanzava in direzione opposta. All’ingresso di Floridia, il carro che procedeva come un cavallo scosso, dietro una curva si trovò la strada sbarrata da uno Sherman (probabilmente appartenente al 44th Royal Tank Regiment), si fermò ad appena cinque metri da quest’ultimo e lo colpì in pieno, chiaramente senza nessun effetto, con il suo cannone da 37mm. Il carro ed il suo equipaggio furono catturati e lo Sherman si prese la briga di distruggere l’eroico R-35 con un colpo di cannone.
Alle prime luci dell’alba del 13 luglio la 50ª Div. britannica partì nuovamente all’attacco, le unità italiane resistettero in posizione fino alle 9:30 quando iniziarono il ripiegamento verso Contrada Trigonia protetti dalle puntate offensive dei carri R-35 volte ad alleggerire la pressione nemica. Alle ore 15 del 13 le linee di difesa cedettero, pochissimi superstiti riuscirono ad evitare la cattura. Non risulta che nessun carro sia stato in grado di sganciarsi dalle posizioni di Contrada Trigonia.

4ª compagnia
In seguito allo sviluppo della situazione nel settore orientale dell’isola, il giorno 14 si decise di inviare il gruppo mobile “A” a nord di Agrigento per contrastare l’avanzata nemica proveniente dal settore Licata-Canicattì ma la sera del 15 queste unità vennero indirizzate verso la stazione di Villalba lungo la strada statale 121 per proteggere l’ala destra del raggruppamento di forze comandate dal Gen. Schreiber (207ª Div. costiera) e contestualmente coprire il movimento della Div. “Assietta” verso nord. A mezzanotte del 19 luglio le unità del gruppo mobile “A” vennero investite in pieno dall’attacco del 157º rgt. ftr. della 45ª Div. americana e furono costrette ad arretrare in località Valledolmo. Il giorno 20 il reiterato attacco americano annientò in toto il raggruppamento di forze. Non risulta che nessun carro R-35 sia stato in grado di sganciarsi dalle posizioni di Valledolmo.
 
5ª compagnia
In seguito all’evolversi della situazione operativa, nel contesto dei nuovi ordini emanati il giorno 14 luglio, il gruppo mobile “C” fu lasciato in riserva in località Chiusa Sclafani. Il giorno 17 le unità facenti parte del gruppo mobile “C” furono spostate all’incrocio della stazione di Cammarata lungo la strada statale 189 con il compito di contrattaccare il nemico avanzando lungo la valle dei Platani. Il giorno 18 a sud di Casteltermini il gruppo mobile incontrò le avanguardie di due reggimenti della 3ª Div. ftr. USA e si dovette arrestare. Fallito un contrattacco italiano la mattina del 19, le unità italiane ripiegarono verso la stazione di Cammarata lasciando Casteltermini alla 3ª Div. alle ore 17:00. Il giorno 20 il 30º rgt. ftr. della 3ª Div. USA ebbe ragione dei resti del gruppo mobile “C” che fu annientato quasi del tutto a Cammarata. Ai combattimenti per Cammarata partecipò anche il 4º Tabor marocchino.
 
6ª compagnia
Nel contesto dei già citati ordini emanati il 14 luglio, il gruppo mobile “B” di cui la 6ª compagnia faceva parte, fu inviato in località Raffadali per coprire il movimento ed il rischieramento della Div. Assietta. Una volta conquistata Agrigento e Porto Empedocle, la 3ª Div. USA continuò nel movimento in profondità incontrando il giorno 17 le unità del gruppo mobile “B” schierate a Raffadali che riuscirono anche a catturare una decina di prigionieri americani ed alcuni mezzi ruotati. Durante la notte tra il 18 ed il 19 la pressione americana si fece insostenibile e le posizioni del gruppo mobile “B” lungo la strada 118 furono sfondate costringendo le unità rimaste operative a ripiegare fino a Bivona il giorno 19. Il giorno seguente (20 luglio) il 30 rgt. ftr. USA, dopo un consistente bombardamento terrestre ed aereo, partì all’assalto delle posizioni tenute dal gruppo mobile che fu completamente annientato nel primo pomeriggio in località S. Stefano Quisquinia.
Dalla relazione abbastanza dettagliata sulle unità italiane traghettate in ritirata sul continente, riportata nella citata pubblicazione dell’ufficio storico dello S.M.E., non risulta che nessun carro R-35 del 131º rgt. sia stato trasportato indietro sulla penisola.

Conclusioni
Visto quanto sopra penso che si possa affermare che le compagnie del 131º rgt. carri del R.E. in Sicilia furono protagoniste di un brevissimo quanto intensissimo ciclo operativo e che fecero fino in fondo il loro dovere. Ricordarne le gesta è un debito di riconoscenza a cui non possiamo mancare di tenere fede.
Dal punto di vista modellistico ci si può augurare che qualcuno in futuro produca un buon kit di aftermarket[8] utile ad adeguare la scatola di montaggio HELLER relativa all'R-35.

Bibliografia
  - “Le operazioni in Sicilia e in Calabria, luglio-settembre 1943”, Stato Maggiore dell’Esercito, 1989;
  - “Sicily and the surrender of Italy”, US Army Center of Military History, 1963
  - Armes Militaria magazine, Hors-serie nº 33, “l’été 1943: debarquement en Sicilie”, histoire & Collection, 1999;
  - Armes Militaria magazine, Hors-serie nº 36, “l’été 1943: objectif Messine”, histoire & Collection, 2000.
  - http://www.ibiblio.org/hyperwar/USA/USA-MTO-Sicily/index.html;  
 
 Ottobre 2010

 Emanuele C. P.

Note:
[1] Parte dei 124 carri R-35 catturati dai tedeschi nel 1940 e ceduti al regio Esercito nel febbraio 1941.
[2] Uno di questi appartenete al 3 plotone della 1ª cp.
[3] non meglio specificati.
[4] Risulta interessante rilevare come nella descrizione della battaglia basata sulle relazioni ufficiali dei reparti americani che è fornita dalla pubblicazione “Sicily and the surrender of Italy” edito da US Army Center of Military History il numero dei carri italiani risulta decisamente superiore. Si parla di un numero di almeno trenta carri che sarebbero partiti da Niscemi e almeno nove carri che avrebbero operato all’interno dell’abitato di Gela contro la forza “X”. Questa discrepanza può essere spiegata ipotizzando che, contrariamente a quanto indicato dalla citata pubblicazione dello S.M.E., il 102º btg controcarri fosse dotato di semoventi da 47/32 e che questi siano stati conteggiati come “carri” creando confusione sul numero di R-35 effettivamente impegnati nella battaglia.
[5] Formata dal 2º btg. carri della Div. H.Goering dotato di Pz. III e Pz. IV nonché Stug III del 3º btg..
[6] Seguendo quanto riportato dalla pubblicazione dell’Ufficio storico dello S.M.E. non può che trattarsi dei tre carri superstiti dell’azione dentro Gela del giorno 10 luglio, sopravvissuti anche ai combattimenti del giorno 11 e 12.
[7] Le immagini a disposizione mostrano il carro del Cte. di cp. ed il 2º e 3º carro del terzo plotone danneggiati ed immobilizzati nel caposaldo.
[8] Attualmente esiste solo il prodotto MODEL KASTEN dedicato ai cingoli.

 

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