: 1941 - Collasso italiano in Somaliland. |
Inviato da Giulio_Gobbi il 21/2/2005 18:09:35 (4472 letture)
| Quando gli inglesi il 10 Febbraio del 1941, lanciarono il primo attacco per rimuovere quella che veniva considerata una minaccia per il Kenya, vale a dire la presenza italiana nel Corno d’Africa, esso fu subito diretto contro la Somalia, lasciata indisturbata per circa sette mesi. | Un problema difficile da risolvere era come arrivare in Somalia, la sola strada transitabile correva lungo il distretto di frontiera del Kenya, una regione sterposa, inabitabile e priva di acqua, tranne che nella stagione delle piogge, quando il terreno diventava un pantano indescrivibile. In effetti sembrava un ostacolo e non un trampolino di lancio. L’offensiva di Febbraio non era considerata con molta fiducia, le forze italiane il Somalia erano molto sopravalutate, ci si attendeva una forte resistenza a Chisimaio, importante città portuale sul fiume Giuba. Se le forze inglesi non fossero riuscite a passare il Giuba prima di 10 dieci giorni, sarebbe stato inutile procedere. I primi 150 km a est attraversavano una regione piatta, fino alla città di Afmandu, che la seconda divisione sudafricana doveva attaccare il 11 febbraio, il giorno prima la guarnigione subiva un forte bombardamento aereo ad opera della RSAF, l’effetto sul morale fu tale, che le truppe di presidio indigene, composte da somali, fuggirono senza neanche attendere l’arrivo degli inglesi. La divisione sudafricana, potendo stabilire una prima base ad Afmandu, proseguì con sorprendente velocità, la 24° brigata sudafricana conquistò il giorno 12 una posizione solida sulla riva destra del Giuba, e consolidarono una testa di ponte di quasi 50 Km, stavolta combattendo contro truppe nazionali Italiane.. Il mattino del 14 Febbraio cadde Goubin, ad appena 15 km da Chisimaio, con ciò fu sgomberata la strada per l’assalto finale a Chisimaio che cadde senza combattere la sera stessa, le truppe somale nuovamente in fuga, gli inglesi si impadronirono di considerevoli quantità di viveri e carburante, abbandonati a Chisimaio, sembrava che i tempi fossero stati rispettati. Ma a Gobouin le nostre truppe ritirandosi avevano fatto saltare il ponte sul Giuba ed occupavano l’altra sponda con forze non considerevoli ma agguerrite, composte da nazionali. Per una settimana si giocò al gatto e al topo, poi dei reparti sudafricani attraversarono il fiume 11 km a monte dello schieramento italiano e nonostante una violenta reazione, consolidarono la testa di ponte, il 23 Febbraio non ci restava che il ritiro. I Sudafricani si ributtarono subito a nord con una puntata di 80 km dirigendosi verso Gelib, città situata sulla riva occidentale del fiume e sulla strada principale per Mogadiscio, era stato elaborata una complessa manovra di aggiramento, ma inaspettatamente ed in modo anche misterioso, la resistenza del nostro esercito cessò totalmente.
Gli Inglesi erano sorpresi,e si chiedevano: “Gli Italiani non vogliono combattere o non sono in grado di farlo?”
Il Generale De Simone,comandante italiano dello scacchiere, aveva la risposta. Egli, non aveva automezzi a sufficienza per assicurare una mobilità logistica alle sue truppe, mentre quelle Inglesi erano veloci e rapide nella guerra di movimento su quelle strade orribili, questi fattori lo obbligavano ad essere molto guardingo, e lo privavano di ogni tipo di iniziativa. Per giunta le truppe inglesi godevano di un eccellente appoggio aereo, cosa negata agli italiani. Le truppe somale che erano con gli italiani, si dimostrarono assai malfidate e prive di ogni velleità combattiva.
Questa disfatta, fece riconsiderare completamente il piano inglese, e dimostrò che si potevano prendere dei rischi non considerati fino ad allora. Per coprire i 400 km che separavano Chisimaio da Mogadiscio, ci vollero appena 3 giorni, la città venne catturata con il porto ed i magazzini intatti, vi erano 1.500.000 litri di benzina, 360.000 litri di benzina avio, viveri a non finire, attrezzature portuali intatte ed efficienti. Quella che era partita come una puntata offensiva “di prova”, aveva portato all’occupazione di tutta la Somalia.
Analizziamo un attimo i fatti. Nello stesso giorno in cui partiva l’offensiva di Cunnigham verso la Somalia, Platt varcava la frontiera con l’Eritrea dal Sudan, l’Impero era investito da ogni parte, senza supporti esterni o interni. Le truppe presenti in Somalia erano quasi totalmente coloniali reclutati sul posto, di scarso valore bellico, l’aviazione era provata e si trovava in uno stato di inferiorità tecnica e numerica, mancavano camion, ricambi, gomme. Fu deciso di accettare una lotta in condizioni di inferiorità palese e totale, e per ragioni di prestigio puramente politico. Se di collasso si può parlare, si deve parlare di collasso delle truppe coloniali e non dei soldati italiani. Le nostre truppe quando furono impegnate sul Giuba, inchiodarono una settimana gli inglesi con un pugno di uomini, i coloniali si dileguavano al solo apparire di un aereo. Ed in molti casi passarono a combattere con gli inglesi con tanto di armi e bagagli, senza neanche aver preso contatto con il “nemico”. Il fenomeno della diserzione, partì dagli indigeni che appartenevano alle tribù inferiori, e con effetto valanga, passò anche a quelli che erano ritenuti i più validi e fedeli. Questi uomini, non potevano permettere nella loro mentalità tribale, di lasciare in balia i loro villaggi e le loro donne alle bande di predoni armati al seguito degli inglesi, quindi abbandonarono l’esercito ma non le armi e tornarono a casa. Come risulta dai documenti dell’USME, dopo la caduta di Chisimaio, il sistema di comando si sfaldò completamente anche perché non vi era nulla da comandare, poche centinaia di soldati coloniali seguirono i loro ufficiali nella ritirata verso l’Harar in Eritrea. Le nostre truppe non volevano o non potevano combattere? Gli inglesi, frettolosamente sposarono la prima ipotesi, e si fecero una idea sballata del soldato italiano, e di quanto sballata fosse, se ne renderanno conto a loro spese pochi giorni più tardi, in Eritrea, sul passo di Cheren.
Bibliografia:
G. Ciano - Diari 1936-1942 (edizione integrale a cura di Renzo De Felice) - Ed. BUR I. Montanelli, M. Cervi - L'italia del novecento - Ed. Superpocket E .Bauer - Storia controversa della seconda guerra mondiale - Ed. Garzanti Storia della Seconda Guerra Mondiale Ed. Russell-Rizzoli (1966)
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