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Storia : Moderna : Una notte su Malta col Reggiane 2000
Inviato da Alanray71 il 8/6/2005 19:39:49 (2385 letture)

Storia : Moderna
...cabra, l'aereo va quasi in candela per poi scivolare in vite.Il giovane pilota non riesce a prendere il controllo del Reggiane e cerca disperatamente la leva d'emergenza dello sgancio del tettuccio. E' finita, sembra pensare, quando...


La Sicilia del 1941, era la Sicilia delle calde e rosse giornate autunnali, dei profumi di mosto di vendemmie già passate, dei bambini che osservavano con i grandi occhi pieni di immensa curiosità i grandi aereoplani italiani che immobili all'ombra degli ulivi, sonnecchiavano sornioni come leoni sfiniti dalla calura siciliana.
La Sicilia del 1941, era per qualsiasi giovane pilota italiano che ne vedesse i tramonti infuocati come le sanguigne arance, quanto di più si potesse desiderare per potervi volare su, dimenticando magari di essere in guerra, contro un nemico che in fondo, faceva lo stesso mestiere di chi aveva ordine di contrastarlo: volare.
Il Tenente Giorgio Solaroli era uno di questi giovani piloti italiani nella Sicilia del 1941.
Solaroli era un ragazzo, un uomo, che aveva il volo nel sangue e quella voglia matta, sconfinata, di dimostrare a sè stessi e agli altri, quanto ci si sapesse fare col proprio aereo.
Al comando della Squadriglia, la 377, della quale il nostro giovane pilota faceva parte, vi era il Capitano Pietro Calistri, un uomo voluto bene dai propri colleghi per l'umanità e la professionalità da sempre dimostrate nel proprio lavoro.
Nuovi di fabbrica e pronti ad assecondare il desiderio di "furoreggiare" tra gli apparecchi nemici, erano I Reggiane 2000, aerei manovrieri, delicati, pericolosamnete infiammabili ma tutto sommato affidabili e "onesti".
Calistri insieme ai suoi uomini è lì, innanzi il grosso caccia radiale delle Reggiane appena giunto in Sicilia.
Lo guarda, ne accarezza le ali affusolate come fossero le gambe di una bella donna, cerca in lui ogni coefficiente di portanza invisibile a tutti gli altri, sembra chiedergli se i suoi uomini si possano fidare del suo motore Piaggio e se avrà quella "maternità" interiore nel riportare a casa quei giovani ragazzi ai suoi comandi.
La risposta potrebbe venire dal primo, necessario, improrogabile, battesimo del fuoco contro la "fortezza" inglese che tanti problemi stava creando alla Regia Aereonautica nel Mediterraneo: Malta.
E a questa necessità il Reggiane 2000 non poteva sottrarsi.
L'idea piaceva anche al Comando dell'Aereonautica della Sicilia, che tuttavia, al fine di rendere il tutto ancora più eclatante per i fini propagandistici, voleva che la missione di bombardamento ( o disturbo sarebbe meglio chiamarla viste le modeste armi a disposizione del piccolo monomotore Reggiane) fosse da effettuarsi in condizione notturna.
Una gran bella rogna per il Capitano Calistri.
Il volo notturno per i nostri piloti era qualcosa di semi-sconosciuto.
Il Reggiane poi, non aveva strumenti illuminabili, era sprovvisto di parafiamma agli scarichi e quindi, avrebbe offerto un ottimo bersaglio alla contraerea nemica in un'azione notturna.
Da non sottovalutare anche che la "Malta Night Fighter Unit" era temibilissima e avrebbe certamente costituito un minaccia da tenere in ampia considerazione.
Ma così si ragionava allora tra gli alti comandi della Regia e nessuno si sarebbe mai sottratto dall'eseguire il proprio dovere, tanta era la devozione e la passione per il proprio lavoro.
Sono in quattro a essere ritenuti i più validi per una missione notturna su Malta.
Il Tenente Milano Pausi, il Maresciallo Giovanni Carmello, il Sergente Maggiore Balilla Albani e naturalmente il nostro giovane Giorgio Solaroli.
Trampolino di lancio per questo "salto nel buio" è Comiso, a sole sessanta miglia di mare dall'isola inglese.
Sessanta miglia di mare, in piena notte, con poco più di una torcia portatile per illuminare gli strumenti e il chiarore della luna per cercare un qualcosa che somigli ad un'isola in pieno Mediterraneo.
Una follia o una dimostrazione a se stessi di quanto ci si sappia fare, devono pensare i quattro giovani piloti alle prese con i preparativi per la missione.
La data è fissata per il 13 Novembre.
Ma piove e le dense nubi non lasciano trasparire alcun raggio di luna.
Si deve rinunciare.
Il 14 novembre la situazione non sembra essere cambiata: il clima mite della Sicilia sembra avere abbandonato questa terra.
Per tutto il giorno le nubi avvolgono tutto quanto il paesaggio intorno il campo di volo.
Solaroli guarda alla finestra del suo alloggio pensieroso.
Sembra che quelle nubi vogliano nascondere nel proprio grembo Malta da chiunque la voglia insidiare.
O forse queste nubi così cupe e fitte sono un segno, un presagio, di qualcosa di terribile sarebbe loro accaduto in quella notte di volo.
Il giovane Tenente chiude gli occhi come a volere scacciare quei pensieri e accende una sigaretta, pensando: "Se deve essere, che lo sia fino in fondo allora".
La mattina del 15 novembre, le nubi sembrano scomparse.
Per tutto il giorno il tempo sembra reggere.
Arriva la notte.
Sono le 4 e la luna schiarisce i volti dei quattro piloti riunitisi tutti intorno per definire gli ultimi dettagli della missione.
Gli occhi sono spalancati, ma non c'è paura, soltanto desiderio di andare fino in fondo adesso.
Solaroli monta sul suo Reggiane e si "salda" al suo apparecchio con l'aiuto di uno specialista.
Rivede, ricontrolla, ripassa tutto quanto la sua torcia può illuminargli.
Poi, alzando il capo dagli strumenti, guarda la piccola luce rossa a fondo pista.
Il motore gira imballato a basso regime.
Il momento è arrivato, le esitazioni sono finite.
E' giunta l'ora di vedere quanto egli valga e quanto valga il suo fido compagno Reggiane.
Solaroli dà tutta manetta,il motore sembra quasi svegliarsi dal suo torpore e incomincia a"gridare" con tutti i suoi cavalli disponibili la voglia di staccarsi da terra.
L'apparecchio si lancia in una lunga corsa per tutta la pista ed è subito cielo, l'elemento naturale per un pilota ed il suo apparecchio.
E così gli altri tre piloti con i loro Reggiane.
Lassù, uno spettacolo incredibile.
La luna illumina la terra e le sue cose, rendendo quanto si è soliti vedere di giorno in volo, in modo diverso, camuffato, alterato, buffo.
Solaroli adesso si sente più sicuro.
Sta volando e tutto quanto è ai suoi comando va come dovrebbe andare.
Il Reggiane va spavaldo, per nulla intimorito da quello strano, nuovo, colore che lo avvolge in cielo.
Il nero.
Adesso bisogna trovare Malta.
Già, Malta.
Sono passati parecchi minuti intanto.
Buona parte del tragitto è stata compiuta.
Malta dovrebbe essere lì sotto, da qualche parte.
ma di notte, sopra un mare tanto nero, cercare un'isola è un pò come cercare un ago in un pagliaio.
Solaroli fa dei rapidi calcoli mentali, cerca di fare il punto e di orientarsi.
Vira verso est.
Non vede nulla.
Non è cosa facile.
Ma nemmeno finisce di pensare ciò che ecco un puntino luminoso.
Ecco Malta!
Il giovane pilota italiano punta sull'isola.
Diminuisce il gas, chiude i flabelli e da 4000 metri si lancia in una lunga picchiata sull'isola.
Albani gli sta incollato alla sua destra come un'ombra.
E' il momento della verità.
Avvolto da un silenzio quasi spettrale, col motore al minimo quasi volesse tacere per non tradire il suo giovane pilota, soltanto il sibillio del vento fa da compagnia al pilota italiano.
Adesso sono proprio vicinissimi all'isola inglese.
Solaroli vede prima due, poi quattro, poi otto luci fino a vedere un sentiero illuminato sul suolo maltese.
E' l'aereoporto di Mikkaba che ha acceso la pista scambiando gli apparecchi dei nostri piloti per dei bombardieri inglesi in atterraggio.
Solaroli non può credere a tanta fortuna.
Vede un riflettore illuminare l'aereo di Albani e subito piovere giù dalla sua fusoliera le spezzonerie.
Sgancia anche lui e mitraglia tutto il mitragliabile possibile.
Adesso il Reggiane è al massimo dei giri e Solaroli è impegnato a scansare i colpi della rabbiosa contraerea e anche...
un campanile che stava per piombargli addosso!
Solaroli tira a sè la cloche, cabra e ritorna nel buio del cielo da cui era piombato prima.
E' fatta pensa il giovane.
Adesso si deve guadagnare quota e cercare qualche nube per evitare fastidiosi "incontri" notturni.
Ma la virata è troppo brusca e l'orizzonte artificiale e il direzionale giroscopico, vanno fuori fase.
Solaroli perde l'orientamento, non distingue più nulla fuori dal proprio abitacolo e cerca di manovrare aggrappandosi al proprio istinto.
Cabra e il Reggiane va in candela per poi scivolare in picchiata.
Cabra nuovamente e ritorna in candela per scivolare in vite.
Solaroli non riesce ad avere ragione di questa pericolosa partita con la morte.
E' confuso, disorientato, di fronte a qualcosa di nuovo per lui.
Capisce che se perderà ancora altri secondi per lui sarà finita.
Si prepara ad abbandonare il veivolo e cerca la leva di sgancio del tettuccio.
Ma non la trova.
La cerca ancore affannosamente, con la mano, disperato, ma non latrova, non la sente.
Non la vede.
L'aereo sembra eseguire figure senza alcun senso.
Per la terza volta ricade in vite.
E per la terza volta Solaroli cerca di manovrare per riprenderne il possesso.
Vi riesce.
Il Reggiane sembra essersi ricordarto di quanto raccomandatogli dal Comandante Calistri sui suoi giovani ragazzi e mantiene i patti.
L'apparecchio è in volo rovescio, ma almeno in orizzontale.
Solaroli raddrizza e fila via a casa.
Circuita un pò sulle coste siciliane per attendere la luce del giorno e individuare il propio campo base.
Vede la base di Comiso, il campo, due Reggiane.
Sono gli aerei di Pausi, appena atterrato e carmello, tornato indietro per problemi al motore del suo Reggiane.
Il Reggiane tira giù il carrello e atterra per posteggiarsi dopo la lunga notte trascorso per un meritato riposo.
Solaroli scende e si dirige dai compagni col cuore a mille.
Parla con Pausi il quale racconta a Solaroli di essere stato braccato a lungo da un caccia inglese senza aver potuto sganciare sull'isola la spezzoneria.
Anche lui sembra avere avuto il suo bel da fare.
Solaroli non vede Albani.
Gli piange quasi il cuore.
Era stato con lui per tutta la missione e dopo l'attacco a Malta non lo aveva visto più rientrare.
Centinaia di pensieri gli balenano adesso in testa:
che l'amico sia finito in mare e che adesso stia cercando di salvarsi disperatamente.
Cala il silenzio tra tutti.
Ma un rumore in lontananza fa sussultare l'intero gruppo: è il Reggiane di Albani che torna alla base!
Il pilota italiano dopo l'attacco aveva fatto rotta verso sud, allungando così il suo tragitto verso casa.
Quando scende dal suo apparecchio i tre gli corrono incontro quasi a strapparlo dal suo veivolo e a portarlo in trionfo.
Adesso il sole è già alto in quella Sicilia del 1941.
Calistri si allontana per un attimo dai suoi uomini ed accendendo una sigaretta porge lo sguardo al Reggiane 2000 parcheggiato innanzi lui.
Sembra quasi che i tra i due parlino.
Negli occhi del Comandante della 377 squadriglia c'è tutto il suo ringraziamento per avere riportato indietro i suoi 3 giovani piloti.

 

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