: Italici preromani: i Capenati |
Inviato da Lisandro il 19/3/2008 21:49:39 (1958 letture)
| La popolazione dei Capenati era un’altro dei tasselli del mosaico di popoli che vivevano in Italia prima dello sviluppo imperialista di Roma. La loro lingua era decisamente originale, simile all’Etrusco e al Latino con influenze Sabine. Il loro territorio era situato lungo la riva destra del Tevere; confinava a Nord con i Falisci, a est con il fiume Tevere e i Sabini, a sud e a ovest con il territorio della città Etrusca di Veio. Esso comprendeva gli attuali comuni di Capena, Fiano, Morlupo, Civitella, Nazzano, Ponzano, Filacciano, Torrita, Rignano, S. Oreste, Castelnuovo e Riano. | Molto importante per la sua formazione fu la vicinanza con il fiume Tevere, da esso giungeva il traffico commerciale che dall’Adriatico centro orientale, attraverso il Piceno e la Sabina, giungeva al Tirreno. Questo traffico fluviale permise scambi commerciali e culturali fin dall’Età del Bronzo. I centri abitati principali della zona furono Capena, sul colle della Civitucola; Castellaccio, il Lucus Feroniae, importante centro di culto e commercio e la città di Saperna, di cui non è ancora certa l’esatta ubicazione. Da alcune fonti antiche però, risulta che un altro centro religioso si trovava anche sul monte Soratte, al confine con il territorio falisco, dove c’era il culto di Apollo Sorano. Dalla fine del VII secolo a.C. si nota una sempre maggiore influenza della cultura etrusca su quella capenate che culminerà con l’ammissione del territorio dei Capenati nella Confederazione dei popolo Etruschi. Questa scelta strategica portò i Capenati dalla parte di Veio, insieme ai Falisci, nella guerra decennale conro Roma, furono sconfitti nel 395 a.C. cui segui la caduta di Veio per mano di Furio Camillo. Dopo la conquista romana, tutto il territorio fu ascritto alla Tribù Stellatina con la creazione di un Municipio Federato nel 387 a.C. Del periodo repubblicano non si hanno molte notizie, certo è che Capena mantenne la sua importanza di "Municipio Federato", ricco e fiorente, come testimoniano i numerosi ritrovamenti di manufatti del periodo ellenistico e la fama dei tesori del Lucus Feroniae, che attirò anche Annibale, il quale nel 211 a.C. saccheggiò il santuario. Nel periodo imperiale, parte del territorio fu inglobato nel "Patdmonium Caesaris" e aumentarono i latifondi, come dimostrano le numerose Ville sorte nella zona, la più famosa delle quali è la Villa dei Volusii. Infatti, a causa dell’instabilità dell’autorità imperiale e dell’inflazione, che determinò l’abbandono delle città da parte dei nobili, questi si ritirarono nei propri latifondi. Ogni villa del tardo Impero cominciava così, ad avere l'aspetto di quello che doveva essere più tardi, il feudo Medioevale con il suo castello come nucleo centrale e il borgo fortificato, che era chiamato "Castrum".
|
|
|