: L’esercito del Regno d’Italia nell'epoca napoleonica |
Inviato da Vito Zita il 2/8/2005 23:13:59 (5572 letture)
| Il 26 maggio 1805 Napoleone Bonaparte, Imperatore dei Francesi, venne incoronato a Re d'Italia da parte del Cardinal Caparra, nel Duomo di Milano, con la Corona Ferrea dopo che fallirono le precedenti esperienze geopolitiche delle Repubblica Cispadana e della Repubblica Cisalpina, nate con le campagne di guerra condotte da Napoleone stesso nel 1796 e nel 1800. | Jacques Lousi David – “Napoleone nel suo studio” 1812, olio su tela, cm .203x125, National Gallery of Art, Washington USA. Le decorazioni portate dall’Imperatore sono la “Legion d’Onore” Francese e la “Corona di Ferro” del Regno d’Italia
La penisola italiana durante il periodo napoleonico, tra il 1800 e il 1814, era così suddivisa:
- il Regno d’Italia comprendente la Lombardia, il Veneto, il Trentino, l’Alto Adige, l’Emilia, la Romagna e le Marche; - il Regno di Napoli, ad esclusione della Sicilia che rimaneva sotto dominio Borbonico, come la Sardegna per i Savoia; - Piemonte, Liguria, Toscana, Umbria, Lazio e il Ducato di Parma e Piacenza entravano a far parte dell’Impero Francese.
Merita una menzione a parte l’atteggiamento tenuto dalla Francia verso la Repubblica di San Marino che oggi, come allora, è la più antica repubblica del Mondo. Già dal 1797 Napoleone addita San Marino a modello di repubblica e di libertà, principi che la Repubblica del Titano aveva già abbracciato ancor prima della Rivoluzione Francese del 1789. La Repubblica di San Marino si trovò a dover scegliere tra il mantenere l'alleanza con lo Stato Pontificio e il crearne una nuova con la Francia in quanto una manovra politica e diplomatica errata, sia dall’una che dall’altra parte, avrebbe potuto significare la perdita della propria indipendenza. Napoleone, dopo una serie di atteggiamenti amichevoli verso lui stesso e verso la Francia da parte del Titano, si impegnò personalmente a garantire e salvaguardare l'indipendenza della Repubblica, offrendo addirittura di ampliarne il territorio fino al Mare Adriatico. Questa offerta fu comunque, nei garbati modi, declinata da San Marino in quanto vi era il timore che in futuro potessero essere avanzate rivendicazioni dei territori acquisiti. Ciò avrebbe messo a rischio la libertà del Paese, che costituiva e costituisce anche oggi il bene più prezioso per i cittadini della Repubblica. Napoleone, sempre più orgoglioso di questo Stato lasciato indipendente e sempre più convinto dei seri ideali di libertà, uguaglianza e fratellanza che lo animavano, ordinò di esentare i Sammarinesi da qualsiasi imposta e donò loro mille quintali di grano e quattro cannoni. L'atteggiamento tenuto dalla Repubblica di San Marino le permise di mantenere l'indipendenza anche dopo il congresso di Vienna.
L' incoronazione di Napoleone a Re d'Italia, in una incisione del 1805 ca. di A. Appiani, dalle Civiche Raccolte di Stampe Achille Bertarelli, Milano
Al Regno d’Italia venne data la possibilità di avere un proprio esercito e un proprio vessillo, oltre che la propria autonomia governativa, come del resto a tutti i paesi sotto influenza francese e non annessi direttamente alla Francia. L’insegna nazionale era il Tricolore bianco, rosso e verde, gli stessi colori nazionali riportati sulle uniformi di questo esercito italiano. Il Tricolore nacque il 7 gennaio 1797 a Reggio Emilia quando si riunirono i delegati delle città di Reggio Emilia, Modena, Bologna e Ferrara facenti parte la Repubblica Cispadana che lo proclamarono quale vessillo di identificazione della Nazione.
Uniforme da Capitano della Fanteria Leggera del Regno d’Italia. La foto di questa uniforme è stata scattata all’esposizione tematica “NAPOLEON ET SES SOLDATS” della 36^ Edizione del 6-7 novembre 2004 di MILITALIA - Parco Esposizione Novegro. © SPERONI DAMIANO, su gentile concessione.
Come per l’esercito francese anche per quello del Regno d’Italia esistevano due tipi di arruolamento, uno volontario e uno di leva, cioè la coscrizione obbligatoria che venne introdotta in Francia con la Rivoluzione Francese. Nel 1806 l’Armata Italiana contava 40.000 uomini, 6.000 cavalli , 120 cannoni ed una flottiglia servente nell’Adriatico. Sei anni più tardi, nel 1812, anno di maggior espansione ed influenza del Regno d’Italia, l’Armata Italiana arrivò ad avere 75.000 uomini suddivisi nelle seguenti Unità:
- Guardia Reale (reggimenti Granatieri, Cacciatori, Veliti, Dragoni, Guardie d’Onore a cavallo, Gendarmeria Scelta a cavallo e quattro batterie d’Artiglieria); - Sette reggimenti di Fanteria di Linea; - Quattro reggimenti di Fanteria Leggera; - Reggimento Coloniale; - Reggimento Guardia della città di Venezia; - Reggimento Veterani ed Invalidi; - Reggimento Dalmata; - Battaglione Guardia alla città di Milano; - Compagnie dipartimentali di riserva; - Cavalleria (due reggimenti di Dragoni e quattro reggimenti Cacciatori a Cavallo); - Artiglieria.
Nel 1805 furono arruolati 7.000 giovani, dei quali 1.000 furono di bassa statura da destinarsi alle nuove compagnie di volteggiatori (appena istituite in tutti i battaglioni di fanteria). Tanto perché, sin dal 1804, una disposizione abbassò la statura minima, per essere dichiarati abili, da 1.624 millimetri a 1.597. Siffatto provvedimento ebbe due motivazioni: la prima di ordine tattico, in quanto le truppe leggere, come i volteggiatori, durante i combattimenti erano dislocate davanti alle altre compagnie di cui dovevano coprire l’avanzata; la seconda di ordine pratico ovvero per allargare la fascia di coloro che sarebbero stati dichiarati idonei al servizio militare. Successivamente le medesime considerazioni avrebbero portato, nel 1807, all’ulteriore riduzione della statura minima per le truppe leggere a 1.542 metri. A partire della sopraccitata leva del 1805 metà degli arruolati andarono a costituire una riserva nella quale sarebbero rimasti a disposizione per cinque anni e che sarebbe stata attivata solo in caso di necessità. Nello stesso anno i due reggimenti di Ussari furono trasformati in Dragoni, al fine di rendere più pesante la cavalleria del Regno. Contemporaneamente la Guardia Reale arrivò ad avere 3.100 uomini e 775 cavalli, ordinati su di un reggimento di Dragoni, uno di Guardie d’Onore, uno di Granatieri, uno di Veliti ed uno di Artiglieria. Gran parte dell’esercito partecipò, attraverso il blocco di Venezia, alla campagna contro gli austriaci del 1805. La Guardia Reale, invece, prese parte alla battaglia di Austerlitz con la quale Napoleone pose termine vittoriosamente alla guerra contro l’Austria. Il Regno d’Italia beneficiò, pertanto, di notevoli ingrandimenti territoriali con l’annessione degli ex territori veneti. A seguito delle annessioni, con la leva del 1806, si raddoppiò il numero dei coscritti che raggiunse la cifra di 12.700. Una parte di questi andò a costituire una marina da guerra ed un battaglione di cannonieri Guardacoste, contro le incursioni Britanniche nel Mare Adriatico. Inoltre, sempre nel 1806, due battaglioni di corpi leggeri, i Cacciatori Istriani e Bresciani, furono fusi per andare a costituire il 3° reggimento di Fanteria Leggera e si costituì inoltre anche un nuovo reggimento di Cavalleria, il 2° di Cacciatori a Cavallo. Mediante codesti ampliamenti, alla fine del 1806, la forza dell’Armata Italiana arrivò a 40.000 uomini, 6.000 cavalli, 120 cannoni ed una flottiglia nel Mare Adriatico. Queste forze furono ripartite in sei reggimenti di fanteria di Linea, tre di Leggera, un reggimento Dalmata, la Guardia Reale, due reggimenti di Dragoni, due di Cacciatori a Cavallo ed uno di veterani ed Invalidi, un corpo di Artiglieria, uno del Genio, la Gendarmeria ed infine la neonata Marina. Nel 1806 una divisione fu aggregata all’esercito del generale Massena per la conquista del Regno di Napoli. Mentre nel 1807 un altro reparto partecipò agli assedi di Colbergh e Stralsund nella Pomerania Svedese. A partire dalla leva del 1807, l’ultimo tassello nell’edificazione dell’apparato coscrizionario fu apportato con l’introduzione del sorteggio (ovvero all’estrazione di un numero) al posto dell’ordine di età per designare i coscritti. In quell’anno si arruolarono altri 10.250 uomini e si adottò, come per i francesi, l’uniforme bianca per i reggimenti di linea al posto di quella verde tradizionale. Con l’anno 1808 iniziò per Napoleone l’avventura spagnola alla quale gli italiani parteciparono con la Divisione Pino forte di 17.000 uomini. Queste forze, come pure coloro che via via furono inviati di rinforzo, furono decimati nel crudele scontro con la guerriglia iberica. Tale conflitto assorbì sino al 1813 le migliori truppe italiane, in una estenuante lotta contro i guerriglieri spagnoli. La leva del 1808 vide la partenza di altri 11.000 giovani e con i soldati dei reparti pontifici delle Marche, appena annesse al Regno, si costituì il 7° reggimento di fanteria di Linea. Si creò inoltre anche un battaglione del Treno per il trasporto dei rifornimenti all’Armata. Per l’anno 1809 i coscritti aumentarono a 13.000 e furono prelevati, a partire da quella leva, esclusivamente dalla 1^ classe di età. Per gli italiani la guerra del 1809, contro l’Austria, iniziò con la sconfitta di Sacile ma terminò con le vittorie di Wagram e della Raab. Nel 1810 si arruolarono 14.000 uomini e si crearono il 3° reggimento di Cacciatori a Cavallo ed il reggimento Guardia alla città di Venezia; inoltre si assegnò una compagnia di artiglieria ad ogni Reggimento di fanteria. Nel 1811 con la leva si aumentò l’armata di altre 15.000 unità che servirono alla costituzione del reggimento di coscritti (poi denominato Cacciatori a Piedi) della Guardia Reale, del 4° reggimento di Cacciatori a Cavallo, del 4° reggimento di Fanteria Leggera e del battaglione Guardia alla città di Milano nonché di 22 compagnie dipartimentali di riserva. Con i sopraddetti aumenti l’esercito italiano arrivò ad avere 6.000 cavalli e 60.000 soldati, dei quali ben 20.000 stazionati in Spagna e a Corfù.
Lo stemma nazionale del Regno d’Italia da una litografia dell’epoca
Uniforme da Generale del Regno d’Italia. La foto di questa uniforme è stata scattata all’esposizione tematica “NAPOLEON ET SES SOLDATS” della 36^ Edizione del 6-7 novembre 2004 di MILITALIA - Parco Esposizioni Novegro. © SPERONI DAMIANO, su gentile concessione.
Il Regno d’Italia partecipò con la sua Armata, al fianco della Francia, alle guerre contro Russia, Germania, Austria ed Inghilterra succedutesi durante tutto il periodo napoleonico in Europa, ricoprendosi di gloria e di atti eroici che solo gli italiani sapevano dare tanto da meritarsi, in più di un’occasione, i plausi e la stima dell’Imperatore.
Coppia di fucili francesi mod. 1777, ANNO IX, in dotazione sia ai reparti italiani che francesi. La foto di questa vetrina, in cui sono visibili altre armi ed accessori è stata scattata all’esposizione tematica “NAPOLEON ET SES SOLDATS” della 36^ Edizione del 6-7 novembre 2004 di MILITALIA - Parco Esposizioni Novegro. - © SPERONI DAMIANO, su gentile concessione.
Nel 1814, caduto Napoleone e l’Impero, scomparve anche il Regno d’Italia e quello che rappresentava politicamente ed idealmente: l’Italia nazione libera, nel pieno rispetto dei principi illuministici e rivoluzionari di Libertà, Uguaglianza, Fratellanza. Non per nulla gran parte degli ufficiali della disciolta forza armata italiana avrebbero preso parte ai moti risorgimentali a partire dal 1831 e alle guerre di indipendenza dal 1848, fervidi sostenitori di quegli ideali di unità nazionale e di libertà che li avevano animati al fianco dell’Imperatore un paio di decenni prima.
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BIBLIOGRAFIA: - L’ETA’ DELLE RIVOLUZIONI E L’OTTOCENTO, Scipione Guercino, Peppino Ortoleva, Marco Revelli, Ed. Mondatori, 1998 - NAPOLEONE IL BIFRONTE, Alteo Dolcini, Ed. Calderoni, 1995 - STORIA DELLA MASSONERIA ITALIANA, A.A. Mola, Ed. Bompiani, 1997 - “RIVIVERE LA STORIA” N. 7, Ed. Trentini, 2004 - GLI ITALIANI NEGLI ESERCITI NAPOLEONICI di Emilio Faldella
© Luigi Suttini e Davide Zamboni 2005
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