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Artiglierie : Articoli : Classificazione del materiale di artiglieria
Inviato da Vito Zita il 21/4/2004 21:00:02 (2023 letture)

Artiglierie : Articoli
Si chiamano artiglierie quelle armi da fuoco le quali necessitano per il loro funzionamento di uno speciale sostegno detto affusto (o installazione o impianto) e di un certo numero di serventi, generalmente superiore a due.


Classificazione del materiale di artiglieria

Si chiamano artiglierie quelle armi da fuoco le quali necessitano per il loro funzionamento di uno speciale sostegno detto affusto (o installazione o impianto) e di un certo numero di serventi, generalmente superiore a due.

Sono elementi caratteristici di una artiglieria:

  • Il calibro: diametro interno dell’anima misurato tra i pieni della rigatura ed espresso in millimetri;

  • La lunghezza d’anima: lunghezza compresa tra il fondo dell’anima faccia anteriore dell’otturatore ed il vivo di volata. Si esprime in calibri;

  • La costituzione d’artiglieria: determina la resistenza della bocca da fuoco e la sua forma;

  • Il congegno di chiusura della culatta;

  • Il modo di unione all’affusto.

Classificazione delle artiglierie

Le artiglierie possono venire diversamente classificate secondo l’elemento caratteristico che si considera. Il terreno e il bersaglio, essenzialmente, determinano un ben diverso modo di esplicarsi dell’azione di artiglieria. E quindi diversi, in relazione al bisogno, dovranno essere la velocità iniziale, il calibro, il proietto, la mobilità, la trasportabilità, la rapidità del funzionamento di chiusura dell’otturatore, la facilità del brandeggio ecc. Le classificazioni fondamentali sono tuttavia le seguenti:

  1. Classificazioni rispetto alla lunghezza dell’anima. Questa classificazione ci fa dividere le bocche da fuoco in:

  • Cannoni: lunghezza d’anima oltre i 25 calibri. Queste bocche da fuoco hanno grande lunghezza d’anima, traiettorie tese, grandi velocità iniziali, grandi gittate;

  • Obici: lunghezza d’anima compresa dai 12 ai 25 calibri. Hanno traiettorie meno tese; velocità iniziali e gittate intermedie;

  • Mortai e bombarde: lunghezza d’anima fino a 12 calibri. Traiettorie molto curve, piccole velocità iniziali, minori gittate.

  1. Classificazioni rispetto al calibro. L’esperienza determina, per ogni specie di artiglieria, un limite al calibro, che dipenderà dalle esigenze del servizio al quale ciascuna specie di artiglieria è destinata. Rispetto al calibro, le artiglierie si classificano in:

  • Artiglierie di piccolo calibro: quando il calibro è inferiore a 100 mm (compreso);

  • Artiglierie di medio calibro: da 100 mm escluso a 210 mm compreso;

  • Artiglierie di grosso calibro: oltre i 210 mm.

  1. Classificazioni rispetto all’impiego. È la classificazione che, a scopo di un migliore orientamento, è stata adottata per il raggruppamento delle artiglierie nella successiva descrizione sommaria. È perciò la classificazione sulla quale, pur sommariamente, ci soffermeremo.

La classificazione delle artiglierie rispetto al loro impiego, in relazione cioè alle operazioni militari alle quali possono prendere parte, ai bersagli da battere, ed anche ai modi di sistemazione dei materiali è la seguente:

a) Artiglieria mobile: che per la molteplicità dei compiti e delle condizioni di impiego si suddivide in altre sotto specialità;

b) Artiglieria in installazioni fisse;

c) Artiglieria contraerei;

d) Artiglieria da costa;

e) Artiglieria navale.

Questa classificazione fissa i limiti pratici dei due elementi dell’artiglieria: calibro e lunghezza d’anima, che sono i fattori della potenza dell’artiglieria che maggiormente concorrono a determinare il peso dell’artiglieria, e quindi la sua maggiore o minore maneggevolezza; la possibilità del trasporto animale o meccanico od autotrainato; l’ingombro che essa può dare; la facilità del suo servizio ecc.

  1. Artiglieria mobile. - È l’artiglieria destinata a prendere parte alle operazioni dell’esercito in campagna, ed è assegnata alle grandi unità di vario ordine per l’appoggio alla fanteria nell’attacco e per la sua protezione nella difesa.

    I materiali di questa specialità di artiglieria debbono tutti possedere un certo grado di mobilità, in misura maggiore o minore a seconda dei compiti principali che possono essere loro assegnati; e quindi a seconde dell’intimità del collegamento che i reparti di artiglieria debbono avere con la fanteria da appoggiare o da proteggere e secondo la potenza che si richiede per le azioni di fuoco.

    L’artiglieria divisionale è, in sostanza, destinata a compiere le seguenti azioni di fuoco, che possono essere raggruppate in azioni complesse con varia denominazione in rispetto ai vari concetti tattici particolari come: appoggio, concorso, spianamento, protezione, ecc.:

  • nell’attacco (preparazione e svolgimento): distruggere o neutralizzare l’ostacolo o riparo del nemico, onde diminuire la capacità reattiva della fanteria nemica, eliminare o neutralizzare le batterie nemiche, i comandi, i servizi, ecc. Inoltre: battere preventivamente punti che saranno in seguito attaccati; battere fanteria nemica in attesa o in movimento per intervenire nell’azione; neutralizzare batterie che ostacolino il procedere dell’attacco; neutralizzare comandi, osservatori, ecc.; neutralizzare le successive resistenze attive incontrate dalla fanteria attaccante, fino a che questa possa prenderle sotto il suo fuoco o procedere all’assalto;

  • nella difesa (contropreparazione e svolgimento): battere truppe, comandi, servizi dislocati o in movimento entro il limite di gittata efficace; arrestare il nemico o diminuirne l’impeto offensivo, battendolo sul terreno immediatamente antistante al margine esterno della posizione difensiva; battere il nemico che sia riuscito a mettere piede sulla posizione principale di difesa onde impedirgli di sviluppare il successo, di rafforzarsi e di ricevere rinforzi o rifornimenti.

Tutte azioni, queste, che richiedono la dipendenza diretta del comando di Divisione per il coordinamento delle azioni delle due armi nel quadro tattico della Divisione di fanteria.

Allo scopo, poi, di poter vincere resistenze attive di non grande entità, me che rivelandosi all’ultimo momento possono ostacolare gravemente l’azione dei reparti più avanzati della fanteria (nidi di mitragliatrici), la fanteria stessa è dotata di pezzi destinati ad agire isolatamente e con la massima prontezza dalle linee più avanzate, e che costituiscono l’artiglieria di fanteria.

In tutte queste specialità di artiglieria, la caratteristica essenziale è la mobilità, la quale impone i limiti di peso nei quali deve essere contenuta, in ciascun caso speciale, la potenza. Queste specialità possono designarsi con il nome complessivo di artiglierie leggere.

Le artiglierie assegnate ai corpi d’armata ed alle armate hanno per compiti essenziali (oltre al concorso nella preparazione e nella contropreparazione): la controbatteria (neutralizzare o distruggere le batterie nemiche in azione o in potenza) e la interdizione lontana (in senso estensivo di inibizione di vita e di funzionamento di qualsiasi elemento capace di agire indirettamente o in tempi successivi sul settore di azione) più profondamente che sia possibile nell’interno delle linee nemiche.

Queste azioni richiedono una preparazione (informazioni) ed una organizzazione che non possono essere effettuate nell’ambito della Divisione, e potenza di materiali superiore a quella consentita dalla mobilità imposta alle artiglierie leggere. A queste artiglierie appartengono anche le artiglierie di grande potenza.

  1. Artiglieria in installazioni fisse. – Ammesso il principio di immobilizzare dei materiali di artiglieria in opere permanenti, è necessaria la loro protezione spinta al massimo grado; e ciò può ottenersi soltanto con installazioni in pozzo a copertura pesante, oppure in caverna. Per quest’ultima sistemazione rimane pur sempre la difficoltà della cannoniera minima.

    Le installazioni debbono naturalmente permettere angoli di elevazione tali da poter sfruttare tutta la potenza della bocca da fuoco anche su bersagli a notevole angolo di sito; e, poiché i bersagli sono in genere animati, oppure costituiti da coperture di piccola resistenza, sono in genere sufficienti artiglierie di medio e piccolo calibro, nelle quali deve ricercarsi la massima celerità di tiro onde poter avere, anche con poche bocche da fuoco, effetti importanti.

    Dato poi l’ambiente chiuso, dovranno essere predisposte con cura le provvidenze per la sicurezza del personale contro i gas dannosi emessi dalla propria bocca da fuoco nel tiro, e contro l’azione dei gas tossici del nemico (apparecchi scacciafumo, pressione d’aria interna superiore alla normale, ecc.).

    Si impongono le minime dimensioni del materiale, specialmente nell’affusto; rinculo molto corto per rendere molto piccolo il diametro delle cupole e le dimensioni della caverna, e quindi diminuire la vulnerabilità.

  2. Artiglierie contraerei. – Le artiglierie contraerei richiedono il massimo calibro e la massima velocità iniziale compatibili con la celerità di tiro, ed essenzialmente con la maneggevolezza della cartuccia che, anche con il caricamento meccanico, impone un limite al suo peso e alle sue dimensioni. È necessaria la manovra automatica dell’otturatore e possibilmente anche il caricamento automatico o meccanico delle lunghe cartucce anche alle massime elevazioni. Sono necessari, inoltre, metodi di tiro ed apparecchi molto perfezionati per il puntamento diretto. Potrebbe essere anche conveniente il puntamento ottenuto per trasmissione elettrica da una stazione centrale di rilievo e di comando o direttamente ai congegni di punteria dei pezzi, oppure a indici mobili su quadranti applicati ai pezzi, con i quali i serventi devono tenere costantemente coincidenti altri indici comandati dai congegni di punteria.

  3. Artiglieria da costa. – Le artiglierie da costa debbono provvedere, ad integrazione della difesa mobile data dalle navi e di quella aerea, ad opporsi sia all’azione di grandi navi di superficie, che tentino il bombardamento delle basi navali difese dalle artiglierie stesse, sia a quella di naviglio leggero e di sommergibili (armati con cannoni di piccolo, medio e anche grosso calibro) che tentino bombardamenti o proteggano operazioni di sbarco.

    Per la difesa costiera occorrono quindi:

  • Cannoni di grandissima potenza, superiore a quella delle artiglierie di maggior calibro installate sulle navi:

  • Cannoni di medio e piccolo calibro a tiro rapido, per l’azione contro naviglio leggero o sommergibili;

  • Obici di grosso calibro, adatti specialmente all’armamento di batterie costiere elevate, dalle quali i cannoni non potrebbero convenientemente svolgere la loro azione di lancio, mentre con gli obici può sfruttarsi maggiormente il tiro curvo per agire contro le parti meno protette delle navi.

Le artiglierie da costa possono essere sistemate in installazioni fisse o in installazioni mobili.

  1. Artiglieria navale. – È destinata ad agire essenzialmente contro le navi in movimento, ed eventualmente contro bersagli a terra. Comprende:

  • Cannoni di grosso calibro (armamento principale delle navi di linea o incrociatori corazzati): per agire a grandissime distanze su navi similari fortemente protette;

  • Cannoni di medio calibro: costituenti l’armamento secondario delle navi di linea e incrociatori corazzati e l’armamento principale di incrociatori leggeri, esploratori, cacciatorpediniere, cannoniere ecc.: per l’azione contro naviglio leggero (artiglierie antisiluranti);

  • Cannoni di piccolo calibro: armamento secondario di navi di qualsiasi genere ed armamento sussidiario o complementare di sommergibili, motoscafi, antisommergibili e per contraerei

© Regio Esercito 2002-2004. Per maggiori informazioni visita il sito www.regioesercito.it

 

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