In meno di due mesi dalla richiesta, il primoprototipo era pronto per iniziare le prove di tiro il agli inizi del febbraio 1941.
Era armato con un pezzo da 75/18 (75mm di calibro per 18 calibri di lunghezza) installato in casamatta, derivato derivato dal pezzo ruotato da 75/18 da cui differiva solo per gli organi elastici appositamente ridisegnati per l'mpiego specifico in un mezzo corazzato. Il pezzo era brandeggiabile tramite comandi meccanici da -12 a 22° gradi in elevazione e di 20° sia a destra che a sinistra sull'asse orizzontale.
Anche con l'eliminazione della torretta il peso il peso del mezzo si attestava, nella versione su scafo M40, sulle 15 tonnellate. Questo in seguito al potenziamento dell'armamento principale e dell'incremento della corazzatura frontale per poter sopportare i colpi del pezzo inglese da 40mm. Condividendo la fragile la meccanica degli scafi M (ad eccezione di alcuni dettagli sullo scafo M42), l'ulteriore appesantimento acuiva i mai risolti problemi derivanti dal basso rapporto peso potenza, dalla ridotta autonomia, dalla scarsa velocità e la tendenza ad sprofondare in terreni sabbiosi o soffici imputabile ai cingoli troppo stretti.
L'armamento secondario era costituito da una mitragliatrice Breda da 8mm normalmente custodita in casamatta ed installabile esternamente sul cielo della casamatta come arma per la difesa antiaerea o ravvicinata.
VariantiL'unica variante del semovente da 75/18, non considerando come tali gli aggiornamenti degli scafi, fu quella del carro comando. Questo non montava la bocca da fuoco standard. Nella prima serie su scafo M40 manteneva in casamatta le due mittagliatrici abbinate Breda da 8mm, sostituta negli scafi M41 ed M42 da una mitragliatrice Breda da 13,2mm in una culla sempre in casamatta, e manteneva la possibilità dell'installazione di un'altra mitragliatrice Breda Mod. 38 esternamente sul cielo della casammatta per l'impiego antiaereo o di difesa ravvicinata. Il mezzo non incontrò il favore dei reparti cui fu assegnato a causa della mancanza di armamento pesante che ne impediva un fattivo impiego di combattimento, ma specialmente per la vulnerabilità derivante dalla facile individuazione che poteva esserne fatta dal nemico.
ImpiegoAnche se introdotto all'inizio del 1941, la vita operativa dei semoventi da 75/18 si protrasse dalla fine del 1941, data dell'effettiva consegna ai reparti, sino alla fine del conflitto, evolvendosi come già accennato con lo sviluppo degli scafi dei carri M. I vantaggi rispetto ai carri da cui derivava erano molteplici e su tutti:
- un armamento in grado di fermare qualsiasi carro alleato
una milgiore corrazzatura - la semplicità costruttiva
- l'economia di produzione
Il piano delle assegnazioni prevedeva reparti di Artiglieria, di Cavalleria e di Fanteria Carrista (questi ultimi a partire dal maggio del 1943).
I semoventi da 75/18 si dimostrano efficaci sia nell'impiego "classico" di appoggio alla fanteria che come controcarri.
Fu l'unico mezzo corazzato italiano, a quanto si legge nei documenti conservati presso gli archivi della Royal Army e del Ministero della Difesa inglese, ad essere definito al momento della sua comparsa sul teatro nord-africano, "eccellente" ed addirittura "formidabile rispetto ai semoventi chierati sia dai tedeschi che dagli alleati", al punto che se l'intelligence alleata ne sospettava lo schieramento in quantitativi "significativi" durante le fasi offensive, "è preferibile attendere l'intervento delle forze aeree in azione caccia-carri ad un ingaggio diretto con tali unità".
Ancora una volta i quantitativi messi a disposizione dall'industria furono insufficienti a soddisfare le necessità imposte dal conflitto, e la decisione di sospendere la produzione dei carri M a favore di quella dei soli semoventi fu troppo tardiva.
Oltre ad operare in Africa settentrionale i semoventi da 75/18 videro l'impiego sul territorio italiano durante la difesa di Roma e successivamente nelle file dei reparti della R.S.I e della Wehrmacht dopo l'8 settembre 1943.